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Le parole di un padre gesuita, nonché teologo e biblista, fugano ogni dubbio sull’importanza del digiuno di oggi. «Il primo digiuno è quello di non mangiare gli altri».
Papa Francesco ha voluto parlare al mondo, ma non son certo mancate le critiche e le esitazioni. Sul fronte americano, infatti, l’intraprendenza del presidente Usa, Barack Obama, si dispone in ben altra posizione: l’intervento armato.
Le parole del gesuita Silvano Fausti raccontano in essenziale il bisogno di pace del mondo d’oggi. È questa infatti la giornata in cui milioni di persone digiuneranno per dir «no» alla guerra in Siria, e in generale per dir «no» a tutti quei conflitti che attualmente affliggono il mondo. In serata, fra le 19 e le 23 si terrà la veglia in San Pietro e la meditazione di Papa Francesco. Un digiuno che non è dunque fine a se stesso, ma trae con sé molteplici significati: dalla purificazione al dialogo silenzioso con le altre culture. Eppure dalla Casa Bianca fanno sapere che non si farà marcia indietro, e il contingente navale già disposto nel Mediterraneo orientale resterà finché non si andrà ad un epilogo concreto. Ma la guerra non piace al Vaticano, e Papa Francesco lo ha fatto presente nell’Angelus di domenica: «Guerra chiama guerra. Amore chiama amore». Così, mentre la Chiesa di Roma esorta al digiuno per sostenere la via diplomatica della soluzione politica, da oltreoceano John Kerry, veterano del Vietnam, afferma che la morte di quelle migliaia di civili innocenti dovrà pur essere fermata. E il regime di Assad dovrà scontrarsi con l’intervento militare americano. Il digiuno indetto per oggi, tuttavia, si porta con sé uno strascico di eventi politici e mediatici che fanno ben comprendere la situazione piuttosto tesa in Siria. Stando infatti alle parole del Pontefice rivolte al premier russo, Vladimir Putin, in occasione del G20, si può ben capire la fitta trama internazionale che si sottende alla guerra siriana. «Troppi interessi di parte» avrebbe spiegato il Papa, «favorirebbero l’inutile massacro a cui stiamo assistendo». Ed il neoeletto arcivescovo Pietro Parolin conosce assai bene l’attuale questione mediorientale, e pertanto s’è detto drammaticamente preoccupato per le sorti della Siria e dei Paesi limitrofi. «Sono in gioco l’equilibrio del mondo» avrebbe infatti affermato, «la convivenza presente e futura di varie religioni e dei grandi gruppi etnici». Nonostante la macchina da guerra americana abbia ormai acceso i motori, all’iniziativa indetta da Papa Francesco avrebbero aderito nei giorni scorsi anche il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, il Gran Mufti sunnita in Siria, Ahmad Badreddin Hassou, ma anche il ministro della Difesa italiano, Mario Mauro, e il ministro degli Esteri, Emma Bonino. Il peso degli Stati Uniti in questo conflitto è quanto mai enorme, non fosse altro che per l’appoggio rappresentato da Gran Bretagna e Francia. Una Gran Bretagna che segue le direttive del primo ministro, David Cameron, e una Francia spaccata sulle opinioni del presidente, François Hollande. Ma il Vaticano e Papa Francesco, intanto, praticano il loro digiuno.