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Dignità perduta

Creato il 27 luglio 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
Dignità perdutaAlla fine bisognerà accettarlo a malincuore: loro non c’arrivano. La nostra classe dirigente, quella che forma la maggioranza più solida della storia repubblicana, non riesce proprio a metabolizzare il senso profondo della vicenda Ablyazov. E così politici, funzionari e giornalisti compiacenti accampano di volta in volta una serie di scuse talmente ridicole da ricordare il mesto piagnucolio di un capriccio infantile.Alfano si difende come può e il Pdl, bontà di Silvio, alza gli scudi attorno al proprio segretario: “Non sapeva, non era stato informato”, tuonano deputati e senatori a tutela del ministro. Come se questa fosse una scusa spendibile di fronte all’opinione pubblica! Prescindendo dal merito e dall’insensatezza dell’obiezione, cosa sarebbe accaduto in un altro paese se un ambasciatore straniero avesse contattato funzionari del dicastero degli Interni bypassando il ministro competente? Cosa sarebbe accaduto, cioè, se in un clima generale d’inaudita connivenza fossero state portate via due persone, momentaneamente residenti nel nostro Paese, quindi sotto la nostra giurisdizione e la nostra tutela? Probabilmente un mezzo cataclisma politico. Di certo la stampa si sarebbe interrogata sulle capacità di un ministro che non ha la minima percezione della gravità delle decisioni assunte dai suoi sottoposti, decisioni assunte – si capisce – sotto la sua esclusiva e personale responsabilità. Ma tant’è: Alfano unisce l’inutile al dilettevole.Non contento, il nostro eroe rispedisce le obiezioni al mittente, rivendicando in assoluta trasparenza la propria inettitudine professionale: non sapeva chi fosse Ablyazov, né quale causa politica sposasse. Ora, come diavolo poteva immaginare che si trattasse di un rifugiato politico con quell’impronunciabile cognome lì?
Più tosta è la Bonino che, lungi dall’essere imbarazzata per questa vergognosa vicenda, invita i critici ad un prudente silenzio, rammentandoLa sensibilità di chi per passione e attività politica ha fatto della tutela dei diritti umani la ragione di un'intera esistenza”. Bene, brava, bis. Ma magari lontano dalla Farnesina, ormai platealmente schiaffeggiata dagli autocrati kazaki. Quando l’esponente radicale si è permessa di dire che “La sorte dell'ambasciatore Andrian Yelemesov dipenderà dalle garanzie che Astana darà sul rispetto dei diritti e sulla libertà di movimento della signora Alma Shalabayeva e della figlia Alua”, la replica del vicepremier kazako è stata netta: “Quello che ha detto il ministro è il suo punto di vista, vediamo se ci sarà una decisione ufficiale e poi reagiremo”.Curioso peraltro un dato: a esporre il monito dell’Esecutivo di Astana è stato proprio il vicepremier, carica ricoperta a Roma da Bentivoglio Angelino. Viene in mente Camillo Benso Conte di Cavour quando diceva che “Il primo bene di un popolo sta nella sua dignità”. E noi, ultimamente, non navighiamo nell’oro.Dignità perdutahttp://www.peppelombardo.com

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