DICIAMOLO IN PAROLE SEMPLICI, perché tutte le parole, peculiari della razza umana, sono semplici, ma a condizione che se ne conosca il significato e, parlando o scrivendo, si dicano o si mettano al posto giusto. Qualcuno la chiama cultura FILOLOGICA, ed in contrapposto qualcun altro ti accusa di dire parole difficili. Ma, credetemi, non c’è parola più semplice (così accontento José Pascal) di FILOLOGIA. Per chi non avesse studiato la lingua greca, almeno quella classica, e immaginiamoci quella moderna, dirò che il vocabolo è composto da due parole: FILO (amico) e LOGIA che viene da LOGOS, (parola, che a sua volta, nella sua accezione più comune, significa anche, discorso). Quindi, è filologo chi è amante della parola. Dio, il primo in assoluto che ha usato la PAROLA (Sia fatta la terra e sia fatto l’uomo e tutte le stronzate che da questa creazione ne sono poi sortite ad opera dell’uomo), è da ritenersi allora il primo filologo. Ma ancora
non siamo nel campo della FILOSOFIA. Qui cade l’asino!
Se, infatti, FILO conserva il significato di filo, amico, SOFIA (e c’è una santa di cotanto nome, perbacco! ) significa SAPIENZA, CHE SIGNIFICA ALLA FIN FINE SAPERE TANTE PAROLE E QUINDI TANTE COSE. E qui il discorso diventa difficile, e non conviene dissertare sul come e sul perché fare filosofia apre alla possibilità di essere PROFESSORE DI FILOSOFIA, che, si dice, presuppone un bagaglio particolare e personale di sapienza, mentre l’altra sapienza che ciascuno di noi acquisisce in una vita intera (vita vissuta, parlata, ragionata, amata, odiata ecc.) non ha diritto di fregiarsi del titolo accademico di Professore di Filosofia.
Questa condizione di privilegio presuppone che qualcuno ti dica: tu puoi insegnare FILOSOFIA, cioè la filosofia degli altri, difficilmente la tua altrimenti ti devono costituire una apposita
cattedra.
Siamo arrivati al punto, e lo dico, per accontentare l’amico José pascal, in parole semplici: la differenza sostanziale che esiste tra TE, comune cittadino, ed il PROFESSORE DI FILOSOFIA, sta sostanzialmente nel fatto che tu, per dire ladro ad un politico (ed oggi è di moda) dici solamente “tu sei un ladro”, mentre il filosofo e per esso il professore di filosofia usa tante di quelle parole, sveglia dal loro letargo tanti concetti, li mischia e li imbroglia a tal punto che neanche il ladro riuscirà mai a capire di essere ladro o santo. Una prova? Leggi la Politica di Aristotele, ed alla fine prenotati un posto nel reparto di Igiene Mentale.
Noi, Homo Sapiens, sappiamo o possiamo conoscere per intuito o istinto tutto di noi, e degli altri esseri e delle altre cose possiamo congetturare; anche la Scienza c.d. esatta talvolta si pone altre domande alle quali non sa rispondere, neanche ad usare parole semplici. Cosa potrà mai sapere l’Homo sapiens sapiens del perché da una sola parola, semplice che più semplice non si può, AMORE per esempio, si riesca a trarre una miriade di altre parole consonanti come dolore cuore furore ecc., che in un modo o nell’altro si confondono e si incontrano e si scontrano l’un l’altra, ma rimangono sempre il leit motiv nell’eterno carousel che è l’esistenza di tutta l’umanità?