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Diplomazia lenta e attendista. Servono più sforzi

Creato il 07 marzo 2012 da Yleniacitino @yleniacitino

Diplomazia lenta e attendista. Servono più sforzi

da ragionpolitica.it

Dopo 14 giorni di fermo, i due marò detenuti in India sono stati trasferiti in carcere. Prima notte in cella per loro, consegnati senza tentennamenti alle autorità indiane. Moderazione, collaborazione, attendismo forse: questo l’atteggiamento tenuto dalle massime autorità italiane. Eppure l’eccesso di zelo diplomatico, che non risparmia certo i vari «siamo con voi» o «faremo il possibile», si confronta con l’altro lato della medaglia, invaso dall’amarezza, dallo sconforto e dalla delusione di chi non avrebbe mai immaginato una simile arrendevolezza a discapito di nostri connazionali.

In molti, anche fra i membri delle forze armate, sono certi che se l’episodio si fosse verificato su una nave inglese o americana, mai e poi mai Londra o Washington si sarebbero piegate come un fuscello d’erba alle richieste di un altro Stato se, anche solo ipoteticamente, si fosse ventilata l’ipotesi di un ergastolo o della pena di morte. I militari sono uomini pragmatici, solleciti, d’istinto. Ecco perché soffrono quando si trovano con impotenza a dover fronteggiare i tempi della diplomazia. Invece, c’è chi, come il nostro sottosegretario agli esteri, Staffan De Mistura, si è subito recato in India per verificare le condizioni dei nostri militari ed assicurarsi che gli venisse data una sistemazione decente e pasti con cibo italiano. Sembra quasi che si stia organizzando un’allegra permanenza in albergo. Cosa che ha fatto emergere le molte preoccupazioni pure dei commilitoni dell’Esercito, che si sono sfogati con i giornali solo dietro lo scudo dell’anonimato.

Chissà come stanno trascorrendo le ore questi due uomini, rei di aver usato troppa diligenza nel prestare il loro servizio, quando davanti a loro si agita lo spettro non solo di una carcerazione vitalizia, quanto soprattutto di un giudizio reso parziale dalle elezioni in corso presso uno Stato che, come quelli confinanti, non eccelle di certo per rettitudine nelle pratiche politiche. Una cosa l’avevamo già detta: che una vicenda del genere è un boccone succulento per chi si vuol fare propaganda elettorale sulla scia dei sentimenti anti-occidentali e anti-coloniali. Ma, attenzione, perché, qualunque sia l’esito del caso dei due marò, i rapporti Italia-India non ne usciranno indenni.

L’Italia è il quarto partner economico dell’India, per dirne una. Il 2% degli investimenti stranieri vengono dal nostro Paese e si riversano sull’alimentare, sul tessile, sul metallurgico e sui trasporti.Fiat, Piaggio, Luxottica e De Longhi sono solo alcuni dei più importanti gruppi che sono da tempo insediati sul territorio indiano.

Le polemiche anti-italiane che stanno prendendo piede in questi giorni non potranno non influenzare le future relazioni economiche. Eppure, forse è proprio in considerazione di questa forte connotazione commerciale che il Ministro degli Esteri Terzi sta caldeggiando diverse strategie tutte connotate da una tendenza alla blanda mediazione. Non si sa quanto questa linea possa essere pienamente condivisa dallo stesso Ministro della Difesa, l’ammiraglio Di Paola. Un militare, quest’ultimo, che per prestare prudenza nella compagine governativa si sta limitando ad assicurare il massimo impegno delle istituzioni in attesa della perizia balistica che potrebbe scagionare i due marinai.

Si teme che non si stia facendo abbastanza. Lo teme soprattutto chi ha sottolineato che inizialmente Monti non aveva fatto nessuna richiesta di aiuto o di affiancamento diplomatico all’Unione Europea, che pure avrebbe potuto giocare un ruolo importante visto che proprio in questi mesi sta portando avanti delle trattative con l’India per la firma di un accordo di libero scambio commerciale.

Solo martedì la Farnesina, in un comunicato, ha promesso di sollevare la questione in tutte le sedi, «paesi alleati, paesi amici e altri interlocutori». Ma c’è anche un altro importante aspetto. Quanto inciderà questa vicenda sui premi assicurativi che gli armatori delle navi dovranno sopportare per tutelarsi dagli atti di pirateria? Se oggi ci si deve difendere non solo dai pirati, ma anche dalla mala-giustizia straniera, in quanti saranno disposti a rischiare la propria vita per salire a bordo di navi da proteggere? Nel frattempo, l’ambasciatore indiano a Roma è stato convocato alla Farnesina. Speriamo che tutte queste chiacchiere si risolvano, alla fine, in qualcosa di reale e concreto.


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