La legge Melandri ha portato benefici. Ora, pero', serve un passo avanti nella vendita dei diritti tv del calcio. Il convegno 'I diritti del calcio in tv: dal decreto Melandri alle nuove piattaforme', organizzato negli ''Screenings in Florence'' della Rai, offre l' opportunità di un confronto approfondito tra i soggetti televisivi che, di fatto, sono i finanziatori principali del pallone italiano con investimenti di circa 1 miliardo di euro a stagione. Il 2015, l'anno nel quale è fissata la prossima asta, non è lontano.
''Il decreto Melandri è riuscito ad accrescere il valore dei diritti del calcio di oltre 25%. Il prossimo passaggio deve essere quello di capire se ci sono strumenti per avvicinare il modello della Premier inglese, in cui non tutte le partite vengono offerte sul mercato'', dice Luigi De Siervo, direttore commerciale della Rai, moderatore dell' evento. ''Il decreto è stato un primo intervento, il secondo avrebbe dovuto essere la legge sugli impianti sportivi. E si aspetta, poi, la legge sul merchandising'', aggiunge.
Marco Bogarelli, presidente di Infront (advisor della Lega di Serie A) evidenzia che ''il decreto Melandri ha portato il 27%, quindi la centralizzazione dei diritti prevista dalla legge ha avuto un effetto benefico. Un provvedimento pensato nel 2006 - aggiunge - oggi risulta un po' datata. Oggi il mercato si è evoluto, si va più verso la vendita per prodotto che per piattaforma è prematuro dire cosa succedera' nella prossima asta, parliamo del periodo 2015-2018, anche se l' orientamento potrebbe privilegiare la vendita per prodotto e non per piattaforma. Dipenderà, ovviamente, anche dagli interlocutori''.
Il modello inglese puo' essere importato? ''Da parte della Lega non ci sono barricate', dice Bogarelli prima di affermare che ''la riduzione del numero di partite in tv non fa aumentare il numero di tifosi allo stadio, non credo proprio. Se in tv mostro uno spettacolo affascinante, chi è a casa vuole partecipare. Oggi, ad un tifoso dovrebbero dare una medaglia se compra il biglietto… La gente non va negli stadi perchè sono brutti, non ci sono servizi, i biglietti costano''.
La nuova frontiera può essere rappresentata da colossi del web e delle nuove tecnologie? ''Per il modello di business che hanno Google e YouTube, mi sembra difficile. Apple TV? Potrebbe decidere di investire, nei tempi giusti''.''Se una nuova generazione diventa responsabile d' acquisto, pensiamo ad esempio alla fascia 7-15 anni, bisogna parametrarsi con le abitudini di queste persone', sempre più proiettate verso le nuove tecnologie. Nel calcio del futuro, i gol in chiaro continuano a rimanere un tassello del puzzle.''
"La Rai ha speso di meno perché c'è stata una naturale crescita sul fronte delle pay-tv e questo ha portato ad un'ovvia diminuzione del valore dei diritti free. Noi saremmo favorevoli alla vendita per prodotto e amiamo il modo con cui procede la Uefa: chi possiede i diritti per un evento, li detiene in toto'', dice Giuseppe Pasciucco, direttore dei diritti sportivi Rai.
Matteo Mammì, sports rights and programming director di Sky Italia, considera la legge Melandri "la fase 1 di un processo nel quale la fase 2 fatica ad arrivare. Il decreto ha generato effetti benefici: più soldi per i club e divisione più equa rispetto al passato. In Inghilterra il rapporto tra quanto incassa la squadra piu' ricca e l'ultima e' 1,5: 1, in Italia siamo a 4,3:1'', dice evidenziando un panorama che, in Serie A, e' ancora sbilanciato. ''Stiamo valutando nuovi modelli di commercializzazione: si dice meno match in tv possono portare piu' gente allo stadio. Non e' cosi'. In Italia il cuore degli appassionati e' rappresentato da 9 milioni di famiglie e 4 milioni non hanno la pay tv. C'e', quindi, un problema di offerta indirizzata a questa fetta abbondante'', aggiunge.
Per Giorgio Giovetti, responsabile dei diritti sportivi di Mediaset, ''il calcio fattura 1 miliardo di euro'' ma ''l'aumento di 600 milioni rispetto al 2003 non è merito della legge Melandri ma è merito della concorrenza. A livello di broadcaster, la situazione è molto critica: è indecente assistere a spettacoli come quelli che vengono offerti in alcuni stadi di Serie A. Noi, tra l' altro, spendiamo più dei broadcaster inglesi per il prodotto domestico''.
Fonte: [DigitalSat.it]