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Discarica di Malagnino, annullato l’ampliamento

Creato il 28 gennaio 2015 da Cremonademocratica @paolozignani

CREMONA L'ampliamento della discarica di Malagnino non si potrà fare: c'è voluto il Consiglio di Stato per fissare il principio per cui non si amplia una discarica accanto a una risaia, tanto più se sotto la discarica c'è una falda acquifera pericolosamente vicina. La Regione prima ha fissato una distanza massima di cinque metri, tra la falda e i rifiuti solidi urbani e non solo, poi ha preteso di ridurre il limite a soli tre metri e i giudici amministrativi hanno detto di no. Viene annullato il progetto e cadono le autorizzazioni per prevenire, come recita la sentenza "un rischio idrogeologico che nella specie si presenta con particolare delicatezza atteso che - il dato non è contestato gran parte dell'azienda è destinata a risaia". La Regione ha addirittura frainteso il testo di una propria delibera di giunta che "non può avere il contenuto che gli è stato attribuito dall'appellante". Ecco quindi un precedente: gli atti amministrativi devono essere coerenti, tempestivi e motivati.

Perde la Regione, che deve pagare le spese dopo aver perso già al Tar di Brescia nel 2013, mentre vince l'azienda agricola Arisi assieme al Comune di Vescovato. Perde soprattutto un progetto che invece di essere discusso sul piano tecnico è diventato un obiettivo politico, come dimostra la delibera della giunta Formigoni che lo sostiene e il ricorso al Consiglio di Stato. E dire che le discariche sono superate: i rifiuti sono risorse economiche da sempre e vanno trattati come tali, a scopo di riciclo. Anche Aem Gestioni ha presentato ricorso al Consiglio di Stato pur di ampliare la discarica di Malagnino. Non può essere una scelta politica di parte salvaguardare l'ambiente e quindi la salute in casi talmente così: lo si percepisce a vista d'occhio, intuitivamente come dice la sentenza disponibile dall'altro ieri. Vai a Malagnino, sul territorio che che confina con Vescovato e vedi che il terreno agricolo di pregio è accanto alla discarica e non capisci perché.

L'impianto di gestione di rifiuti, attualmente già esaurito, poteva essere esteso su altri dodici ettari del territorio di Malagnino. Già il Tar aveva riscontro atti amministrativi caratterizzati da eccesso di potere: risultava poi che non erano stati compiuti i dovuti approfondimenti per garantire la salvaguardia ambientale. Il Consiglio di Stato è stato più severo del Tar, nei confronti della Regione e di Aem Gestioni, perché contesta il piano provinciale dei rifiuti, la Valutazione d'impatto ambientale che sceglie la collocazione dell'impianto e l'Autorizzazione integrata ambientale che ne regola la gestione. La cessione bonaria del terreno non era stata firmata proprio perché gli agricoltori avevano motivo di temere una discarica accanto alla loro risaia.

Il Consiglio di Stato esamina la stessa delibera di giunta regionale dell'ottobre 2009 che constatando la presenza di falde acquifere superficiali prevedeva uno studio idrogeologico approfondito e inoltre stabiliva che il progetto non sarebbe stato autorizzato se fosse stato certo che la falda risaliva a meno di cinque metri dal livello del terreno. Non c'è mitigazione che tenga in un caso simile. Il Consiglio di Stato aggiunge che la Regione ha sbagliato nel pretendere l'esecuzione del progetto appellandosi al limite di tre metri dalla falda acquifera valido nello Stato italiano, quando le Regione, come ha fatto la Lombardia fissando i tre metri, hanno la possibilità intuitiva di prendere provvedimenti adatti al territorio. Quindi vengono cancellate la Valutazione d'impatto ambientale e l'Autorizzazione integrata ambientale. Dopo la riunione in camera di consiglio del 16 dicembre 2014 il dispositivo firmato dal presidente Luigi Maruotti e dai consiglieri non lascia scampo.

Vince il principio di precauzione di cui tanto hanno parlato il sindaco di Vescovato Mariagrazia Bonfante, assieme al gruppo Salviamo il Paesaggio, a diversi amministratori locali ed esperti di settore. Prima di prendere decisioni, per prudenza, occorre evitare rischi eccessivi. Ci volevano i giudici amministrativi per stabilirlo.


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