Ci sono settimane così piene di eventi che non so da che parte iniziare. Concerti, dischi in uscita, film con colonne sonore straordinarie, compleanni celebri, giornate da celebrare, feste tradizionali, fatti che cambiano la storia dell'umanità: tutto in una settimana. Non in questa.
Intendiamoci, ne sono successe di cose negli ultimi sette giorni, ma non tutte sono gradevoli o "notiziabili", come si suol dire. Poi, vogliamo davvero leggere un altro post sulla piccola principessa Charlotte Elizabeth Diana?
(No, Kate: la risposta è "No".)
Dunque mi sono messa nei panni dei cronisti che l'11 aprile 1954 si trovarono a fronteggiare quello che passò alla storia come "Il giorno in cui non successe nulla". Il prof. William Tunstall-Pedoe, dell'università di Cambridge, ha messo a confronto (tramite un software: non immaginatevelo lì a spulciare giornali a mano) più di trecento milioni di titoli di quotidiani, e ha così "scoperto" che in quella giornata – tra tutte quelle documentate dalla stampa, almeno – non accadde nulla di rilevante.
Una redazione in preda allo sconforto, un "No, dai, ragazzi, ma possiamo mai pubblicare una cosa del genere?" dietro l'altro, e nemmeno gli "alert" di Google a dare conforto con qualche notizia vagamente succosa proveniente da un borgo sperduto della Scozia. Oddio, poi magari di cose ne son successe, ma nessuno è riuscito a guardarle dalla giusta prospettiva.
Io però sono più fortunata: non devo scrivere per un quotidiano, devo solo lasciar parlare i dischi. E un disco è sempre pronto a comparire all'orizzonte della settimana più stancante e grigia, con la forza di uno tsunami che travolge ogni altro pensiero e vi costringe a cantare tutto il giorno (se va bene, altrimenti anche di più) la stessa canzone. Insomma: un tormentone ci salva sempre.
Il tormentone di questa settimana ha una storia un po' simile a quella di questo post. Phil Collins compose la melodia di questa canzone non avendo assolutamente idea di quale testo cantarci su, così iniziò a canticchiare usando parole senza senso, tra cui "sussudio". Al momento di registrare, però, la canzone era pronta (parla di una ragazza che – toh, che coincidenza! – è al centro di ogni pensiero di Phil Collins), pronta tranne che per quel pezzettino, che faceva ancora "su-sussudio"… e suonava così bene che alla fine è rimasto così.