In Italia siamo bravi con i ritornelli, tra i più bravi al mondo se mettiamo i Beatles fuori classifica. Ce ne sono alcuni che ci entrano in testa e non escono più. Da poco ho risentito un sempreverde, pronunciato da una insospettabile maestra elementare:
Qui in Italia facciamo entrare tutti, poi non c’è più lavoro per noi.
Ritornelli che resistono anche alla lunga crisi economica che stiamo attraversando, ne escono addirittura indenni. La nostra economia si è rivelata essere manovrata da autentiche prostitute, affamate di aste al ribasso sugli stipendi e ricavi esentasse galoppanti: i grandi ritornelli però non si lasciano scalfire.
Sarebbe il caso, dunque, di chiarire alcuni punti. Non sono gli immigrati a rubarci il lavoro. Rubare significa prendere qualcosa di non tuo senza pagare. Il lavoro, dunque, lo rubano quelli che sfruttano i lavoratori. E’ abbastanza facile: se si gioca al ribasso, chi ha meno pretese la spunta. Questo è il mercato, il grande e giusto arbitro di qualsiasi cosa. Anni di “ce lo dice il mercato” ed eccoci qua, con i grandi sostenitori del “faccio quel che voglio, immigrati raus” a lamentarsi perché ora non c’è più lavoro.
Dunque, cara amica maestra elementare che la colpa è dell’italia che accoglie chiunque: vuoi provare a fare 2+2 come insegni ai tuoi bambini o ti devo incatenare al cesso e alimentarti a mele cotogne? (Stalinismo alimentare, la mia nuova frontiera.)