Ieri sera mi sono messa a rovistare in quella che io chiamo ‘la mia scatola dei ricordi’ che erano anni che non aprivo. La maggior parte delle cose che vi avevo riposto erano foglietti sparsi, lettere, fotografie, disegni di amici o di persone che per lo meno allora consideravo amiche che poi crescendo, per un motivo o per l’altro, ho perso…sì dai c’è anche qualche rimasuglio di ricordo dei fidanzatini dell’epoca. Contando che ho smesso di accumularci roba intorno ai 20 o 21 anni, diciamo che si tratta proprio dei primi amori, alcuni dei quali anche utopici…Eh va beh, ho un animo a cui piace sognare o, per meglio dire, a cui piace farsi i castelli in aria su cose che esistono solo nella mia testa.
Tra le tante cose conservate nella scatola ho trovato un foglio bianco, piegato in quattro, con sopra scritta la poesia di Bertolt Brecht ‘Domande di un lettore operaio’ e subito mi è venuto in mente il contesto in cui l’ho ricevuta, magari qualche mia compagna delle superiori leggendo questo post si ricorda a cosa mi riferisco. Primissimi giorni di scuola del mio terzo anno all’IISS Piero Sraffa di Milano, entra in classe una signora sui sessant’anni, un po’ gobbettina, pienotta, dal volto severo, occhiali dorati a cerchio e una gran tosse da fumatrice. Si presenta: sarebbe stata la mia insegnante di italiano e storia del triennio, ma in realtà l’anno della mia quinta superiore decise di andare in pensione. Il suo nome? Enrica Rossi, già da qui si potevano intuire le sue simpatie politiche, non lo affermo senza alcuna prova concreta: una volta un inserviente della scuola mi ha raccontato che nel suo armadietto vi era appesa una foto di Che Guevara. Non che le sue idee politiche influenzassero il suo modo di insegnare. Ricordo ancora quanti appunti scrivevo durante le sue lezioni sia di italiano che di storia che erano, tra l’altro, le due materie che, insieme al tedesco, erano fra le mie preferite. Restavo affascinata semplicemente ad ascoltare i suoi racconti, il suo modo di ‘venderci’ la lezione e di suscitare in noi interesse e passione. Si presentò quel primo giorno a noi ignari studenti proprio con questo foglio con stampata sopra l’opera di Bertolt Brecht. Oggi mi piacerebbe riportare e riproporre qui ’Domande di un lettore operaio’ su questa pagina, proprio perchè io quell’insegnante non l’ho dimenticata e la ricordo con piacere. Buona lettura e buon weekend!
Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì?
Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.
Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?
Babilonia, distrutta tante volte,
chi altrettante la riedificò? In quali case
di Lima lucente d’oro abitavano i costruttori?
Dove andarono, la sera che fu terminata la Grande Muraglia,
i muratori? Roma la grande
è piena d’archi di trionfo. Su chi
trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti? Anche nella favolosa Atlantide
la notte che il mare li inghiottì, affogavano urlando
aiuto ai loro schiavi.
Il giovane Alessandro conquistò l’India,
Da solo?
Cesare sconfisse i Galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse, quando la flotta
gli fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi,
oltre a lui, l’ha vinta?
Una vittoria ogni pagina,
Chi cucinò la cena della vittoria?
Ogni dieci anni un grand’uomo.
Chi ne pagò le spese?
Quante vicende, tante domande.