Domenica la Lega a Pontida: bestiale
Creato il 15 giugno 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Si aggira per vie e calli, sale conferenze e auditorium un noto taroccatore di curriculm vitae, un politico che lucrava sui biglietti aerei quando era eurodeputato e che, per dimostrare che lui è contro gli sprechi, ha usufruito beatamente di una “pensione baby” invece di continuare a lavorare. Molto baby in realtà perché trattasi di Renato Brunetta, l’enfant (senza prodige) del governo Berlusconi. Sempre più reincarnazione del “Giudice” di Lee Masters nella versione di De Andrè, Brunetta odia il mondo e non perde occasione per offenderlo ogni volta che gli si presenta l’occasione. Ha diviso ormai la società in due categorie, chi lavora e chi fa all’amore; della prima fa parte solo lui, della seconda tutti gli altri, siano essi cinematografari, impiegati statali, addetti del parastato, operatori di call center, precari tout court. Anzi, questi ultimi li ha definiti “l’Italia peggiore” come se precari lo fossero per scelta, per vocazione artistica, per malformazione genetica e non perché, dallo Stato ai suoi amici imprenditori, abbiano deciso di sfruttarli senza concedere loro nessuna chance di vita reale. Sempre più Selah Lively (sempre il “giudice” di de Andrè), Brunetta rappresenta oggi la punta di diamante del governo delle mezzeseghe, non solo perché è più mezzo che sega ma per il livello di insopportabilità umana che ne contraddistingue gli altri, sfocati membri. Silvio è al minimo storico della sua popolarità. Un sondaggio della Ipr Marketing lo da a un misero 29 per cento, il che significa che è gradito alla sua ristretta cerchia familiare, agli amici intimi e alle inquiline dell’Olgettina, escluso il ragionier Spinelli che si è rotto le palle di essere tirato in mezzo ai casini. Il governo affonda sotto i colpi poderosi del voto popolare e Brunetta fugge davanti ai precari per paura di essere menato o, ancora peggio, contraddetto nel suo delirio da premio Nobel per l’economia. Appurato ormai che nel Pdl si galleggia (ogni riferimento a deiezioni organiche è puramente voluto), la partita vera sembra giocarsi sul versante leghista. Se i “verdi padani” dovessero decidere di staccarsi dal governo romanocentrico, la fine di Berlusconi sarebbe imprevedibile come quella di Renato Brunetta che, forse, sarebbe costretto a tornare ad insegnare a Teramo. Domenica sarà un giorno bestiale. Bossi tornerà a ruggire (sic!), i militanti a fare quadrato intorno al leader e i macellai a confezionare una tonnellata di salsicce di cervo. Sul prato di Pontida, e alla foce del Po, si giocheranno i destini dell’Italia serva dei padroni analfabeti dell’ultimo ventennio, mentre gli stand offriranno würstel e krauti, bigoli e soppressate, mele della Val di Non e vino dell’Oltrepò Pavese. Il discorso di Umberto Bossi, tradotto in simultanea per i pesci da Renzo, sarà incentrato sulla riscossa padana dopo le sberle delle base andata a votare nonostante i consigli paterni del capo. Umberto, per continuare a tenere in vita il governo, pretenderà nell’ordine: il ritiro delle truppe italiane impegnate nelle missioni di pace, la fine dei bombardamenti sulla Libia, i cannoni anti-barconi sulle coste siciliane, la riforma del fisco (finanziata con i provvedimenti di cui sopra), il trasferimento di ministeri “pesanti” al Nord (a Milano e a Torino) e, per finire, l’approvazione dei restanti 69 articoli del regolamento per la piena attuazione del federalismo municipale. È di queste ore un’altra richiesta: niente insegnanti meridionali al nord, gli unici ammessi nelle aule delle scuole padane a fare supplenza saranno Gipo Farassino, Renato Pozzetto e Davide van der Fross, il top della cultura italiana nel mondo. Domenica sarà un giorno importante. Silvio ha sguinzagliato i detective del Giornale e di Libero per capire come anticipare le richieste di Bossi e trasformarle immediatamente in decreti legge. Convinto che dopo il lavoro fatto a Montecarlo, i segugi dei suoi house-organ siano i migliori investigatori in circolazione, Silvio ha fatto assumere Maurizio Belpietro dal ministero dell’Interno: sarà l’istruttore dei prossimi 007 e, vista l’esperienza, lo smascheratore dei finti attentati. Fra finzione e realtà continua la navigazione a vista dell’Italia di Berlusconi. Prossima fermata: Pontida.
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