È un venerdì mattina, il sole è già alto nel cielo, c’è una riga floscia di acqua pubblica che scorre dal becco di una fontanella piazzata sul marciapiede. Sono chiuso nei quattro vetri della mia auto per perdere un po’ di tempo, ho la cintura slacciata e gioco un po’ con il mazzo delle chiavi, ho lo sguardo fisso sulla fontanella. Un ragazzo si avvicina come se facesse una danza, gira intorno alla fontanella, poi si accuccia sulle ginocchia come una ninfea che si richiude al volgere della sera, mette le mani sotto il getto d’acqua e poi le passa sulla testa, pettinando i capelli all’indietro, poi incrocia le braccia intorno alla canottiera che indossa e passa i palmi sotto le ascelle per lavarle, infine si risciacqua il viso, si rialza lentamente e scompare in seno alla città. Al suo posto arrivano due uomini, sembrano reduci da una battaglia feroce combattuta contro la notte, i due si aiutano l’un l’altro nei lavaggi mattutini, nello strigliarsi energicamente le spalle e il collo, lo spirito di fratellanza che adoperano è commovente, uno dei due si rade a secco con l’avanzo di un rasoio, poi tampona le piccole fuoriuscite di sangue con il lembo di una camicia che tiene ripiegata sotto il braccio. La cosa va avanti così per una buona mezz’ora, questa muta processione di disperati dagli occhi vizzi e dalla pelle devastata che aspettano con disciplina il loro turno nei pressi della fontanella. Dopo un po’ scendo dalla macchina e vado al mio appuntamento, e mentre cammino lungo la strada rifletto. Prima d’ora non credevo possibile che una fontanella potesse donare luce all’universo.
Miklavž Komelj, VIE UMIDE
Come qualcuno che ha perso molto -
e la gente, nei rituali,
così pacati – e terribili – e nascosti,
affinché il denudamento diretto apporti
un po’ di distanza, di sollievo.
Che di continuo
genera questi rituali.
La fretta, i palpitanti mascheramenti
di ciò che si scopre
con ciò che si svela.
Anche strapparsi la maschera dal volto
è uno dei gesti
prevedibili dell’uso della maschera.
L’imprevedibile mano paterna
ha tappato la bocca ad Isacco.
Così si cammina per le vie.
I disperati
tentativi, essere tutto il cosmo,
per dimostrare fisicamente
la sua acosmicità!