Magazine Informazione regionale

Donna dentro (e fuori), uomo all’anagrafe

Creato il 27 settembre 2011 da Lapulceonline

Donna dentro (e fuori), uomo all’anagrafe“Una trans, e non un trans”. È la raccolta fi rme on line che cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tematica del transessualismo e del transgenderismo, si dal punto di vista sociologico sia da quello buorocratico e legale. “Cerchiamo appoggio e identità nel riconoscere il diritto di essere umano ad ogni persona”, si legge nelle righe di spiegazione della petizione via web: “Chiediamo il diritto ad essere riconosciuti per il sesso di riassegnzione e non quello biologico. Queste ragazze già hanno una vita molto difficile, sono continuamente evitate, emarginate, le si lascia solo con la scelta di prostituirsi per mantenersi. Diamo almeno loro la giusta dignità e rispetto, quando vengono alla ribalta per casi di cronaca”. Oltre 400 persone hanno firmato telematicamente, sensibili al problema. Nell’elenco c’è anche Stefania Cartasegna, nata nel tortonese. Per l’anagrafe italiana è Stefano ed è un maschio. È nato così, con i caratteri distintivi dell’uomo, dalla testa ai piedi. Ma quel corpo non se lo sentiva suo, non le apparteneva. E così, ora trentenne, non ha solo cambiato la “o” del nome in “a”, ma ha raggiunto (“faticosamente”) la sua identità di donna. Mantenendo – dopo lunga riflessione – la “parte” maschile che è nata con lei. La vita di Stefania non è stata semplice, soprattutto nell’adolescenza quando è iniziata la presa di coscienza di avere un corpo “sbagliato”, quello di un maschio. Non è essere gay, ma essere donna in un involucro maschile. Diffi cile da comprendere, per chi non vive questo disagio interiore sulla propria pelle. Soprattutto se il disagio arriva nel momento cruciale della vita. Genitori, amici, parenti. Stefania li ha dovuti affrontare contemporaneamente, e non è stato facile: “I primi anni delle superiori all’ITS di Tortona non sono stati facili. I coetanei sanno essere molto cattivi”, fa intendere che tra ragazzi non sono volati solo insulti. Poi la decisione di lasciare la cittadina “ristretta” ed andare, a 16 anni, a vivere e studiare a Milano, da amici. La metropoli la aiuta a non sentirsi emarginata. Lavora addirittura come estetista a Mediaset, ma lascia dopo qualche anno perché quel mondo fatto di lustrini e frivolezze non le piace. Stefania oggi si occupa di naturopatia, discipline olistiche. Ha insegnato nella scuola regionale di estetica della provincia di Alessandria. E da sei anni fa volontariato in un progetto di miglioramento della vita dei malati oncologici. Li aiuta ad accettare la propria immagine corporea che, con la malattia, può essere cambiata, degenerata. Lei, esempio vivente di un cambiamento cosciente e così radicale: “Porto in giro tutti giorni la mia storia”, dice Stefania, “Permetto agli altri di vedere una realtà che altrimenti non conoscerebbero o per cui non avrebbero avuto a che fare. Faccio loro riflettere sulla realtà”.

Intanto sogna di creare un’associazione per il recupero di se stessi, finalizzata alla crescita personale e all’espressione del proprio essere. Dimostra tutti i giorni che per le trans c’è un’alternativa alla prostituzione. Di amiche nella sua stessa situazione che hanno scelto di fare le accompagnatrici “perché guadagnano diecimila euro al mese” ce ne sono, ma Stefania ha un lavoro normale, in mezzo alla gente che le dà molte soddisfazioni: “Se si studia e ci si impegna, si evita di essere ghettizzate – evito certi tipi di ambienti dedicati esclusivamente a certi generi -, non è necessario finire su una strada per tirare a campare”. Ma i problemi maggiori subentrano per la burocrazia: “Sui documenti sono un maschio. Non posso accedere quindi alle agevolazioni per l’imprenditoria femminile, anche se vivo da donna, produco reddito da donna, contribuisco al mercato femminile acquistando vestiti, cosmetici e altri prodotti. Mar rientro nell’altra categoria. Per lo Stato sei maschio o femmina in base alla nascita. Essere transgender è considerato un disturbo dell’identità di genere e rientra ancora nell’elenco delle malattie mentali. I gay non lo sono più”.

Da qualche mese ha un partner con cui si trova bene, dopo alcune storie fi nite male: “Ho rivendicato il concetto di relazione e di accettazione della realtà. Se il mio partner ha dei problemi con la sua cerchia sociale e non lo risolve, preferisco lasciarlo”. Di maschile, oltre a quello che sta sotto la cintura, a Stefania è rimasto il modo di pensare lineare, diretto, schietto. “Da uomo, insomma”. La psicologia femminile, quella sottile che rende il gentil sesso un mondo ancora inesplorato, per ora, non le appartiene.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog