Si fa presto a dire donna. Eppure, al di là del già detto, c’è ancora tanto da raccontare. Così come tante sono le donne che possono abitare in una sola. Insieme figlia, madre (o aspirante tale), casalinga, ma anche imprenditrice di se stessa, attiva nel lavoro e sempre più indipendente. Compagna di un uomo, di un’altra donna, oppure single. A volte amante. Ognuna con la sua storia, ma tutte con un minimo comun denominatore: la voglia e la necessità di sentirsi complete senza rinunciare alla realizzazione personale e alla famiglia. E se questo dovesse significare dividersi letteralmente in quattro, beh, il gioco varrebbe comunque la candela. Si è parlato a lungo di questo lo scorso 10 maggio, in occasione della conferenza “Donna Madre Manager. Il ruolo della donna nel terzo millennio”, organizzata dal Comune di Castrì di Lecce, in collaborazione con l’Associazione Culturale La Civetta, Maison de Créatif e La Zibaldina Magazine. Una serata, moderata da Pierpaolo Sammartino e Lorenza Fruci, che si è aperta con gli aneddoti di vita familiare di Annarita Luceri, attrice comica del trio Ciciri e Tria, per poi proseguire con intensità crescente.
A farsi largo, storie di donne che ce la fanno. Con impegno, con passione. E tanta umanità. Come Martina Rinaldi, che di professione fa la doula. La sua è una figura che arriva direttamente dagli Stati Uniti, praticamente sconosciuta in Italia, e che si pone come un sostegno tutto al femminile, colmando quel vuoto lasciato dalle zie, nonne e bisnonne nelle famiglie numerose dei tempi andati. «Io accompagno le donne dalla gravidanza e dopo il parto. In me vedono uno specchio e questo permette loro di tornare davvero in contatto con la propria interiorità». Martina ha gli occhi penetranti e un modo di fare caldo e avvolgente. Le sue parole cullano come un abbraccio materno. «La gravidanza è un momento molto profondo e intimo nella vita di ogni donna, ma troppo spesso viene snaturato e scandito solo dalle date delle ecografie e delle visite ginecologiche. Io aiuto invece le donne a vivere questo momento in armonia con se stesse e con la vita che portano in grembo».
L’incanto del racconto della doula cede poi all’ironia prorompente dell’attrice teatrale Carmela Ricci, che, interpretando un estratto dalle commedie di Franca Rame e Dario Fo, conquista il pubblico con la sua travolgente espressività. Il suo è il punto di vista di una donna in carriera, che al momento “non vuole riprodursi”, tantomeno ritirarsi a vita privata. Molto lontana dalla statistica riportata da Pierpaolo Sammartino circa un presunto crescente desiderio delle donne di tornare casalinghe e mamme, Carmela ammette: «La storia è fatta di corsi e ricorsi. Se adesso ci fosse davvero questa inversione di tendenza, tra qualche anno le cose continuerebbero a ribaltarsi ancora, ne sono certa».
Grande emozione quando arriva il momento di Silvia Emme, intensa artista della sabbia esibitasi anche sul palco del Concertone del Primo Maggio. Sulle note di “Return to the innocence” degli Enigma, scende il buio in sala e rimane solo la luce della tavola su cui Silvia crea la sua storia, proiettata sulla parete retrostante. Come un incantesimo, dalla sabbia che scende dalle sue mani sboccia il barlume, lo stesso che porta al miracolo della vita. Con un brivido sulla pelle, prende forma sotto gli occhi del pubblico incantato l’immagine di un bambino nella pancia della mamma. Un’emozione che fa rima con commozione.
Continuano gli interventi, le donne si confrontano: c’è spazio per riflessioni, risate e testimonianze. Come quella di Lidia Greco, proprietaria di un’omonima cartolibreria a Lecce, che racconta della sua maternità in giovane età e delle relative difficoltà. Trova spazio sul palco anche la moda, con il mio racconto sul modo in cui alcune fashion designers riescono a portare avanti ambiziosi progetti di brand di successo, continuando comunque a essere madri attente e premurose.
A chiusura della conferenza, torna infine l’emozione e cavalca le note intense e dolcissime della cantautrice catalana Rusò Sala. Con la chitarra tra le braccia e i lunghi capelli biondi che scendono sulle spalle, Rusò interpreta in musica la poesia “La Casa” di Cesare Pavese, insieme a due ballate nostalgiche e avvolgenti dal sapore folk. La sua voce calda diventa anche il sottofondo di un’altra opera sulla sabbia di Silvia Emme. Donne che, nelle terre salentine, si confermano veicolo di emozioni e di magia, simboli del potere ancestrale della femminilità.
Vanessa Cappella
Photo Credits: Cristina Balestra
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