Il 2013 è stato l’anno della più grande tragedia del mare, ci ricorda TgLa7 cronache; Il naufragio del 3 ottobre, quando a largo di Lampedusa morirono circa 400 persone. C’erano tanti bambini…C’erano tante donne…
C’è una questione femminile all’interno del fenomeno migrazione. Un flusso di donne che dall’Africa attraversa il Mediterraneo con mezzi di fortuna: barconi, zattere, gommoni. Ragazze e madri.
Donne scappate dai loro paesi d’origine. A volte sole. A volte insieme alla loro famiglia. Tutte, alla ricerca della sopravvivenza e di una nuova vita. Immaginano insieme il futuro incerto in una terra straniera. Donne con poche p
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Nel loro paese si ha presto l’età per amare e vengono definite donne a tutti gli effetti, solo che donne a tutti gli effetti sono quelle che fanno all’amore, che servono i loro uomini, che li compiacciono, che ascoltano, che obbediscono, che creano nuove vite, che le accudiscono, che insegnano il rispetto, che lavorano, sì, anche che lavorano, ma senza dover troppo pensare con la propria testa. E poi c’è la guerra e la fame. La fuga.
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Le donne che vengono dal mare, sono circa il 50% degli emigranti che ogni anno approdano sulle nostre coste. Qualcuna partorisce appena arrivata a terra. Partoriscono, su un’isola senza strutture sanitarie adeguate, (le donne italiane sono costrette a “migrare” per procreare). Il 3 ottobre ce n’erano decine di donne sul barcone naufragato a poche centinaia di metri dall’isola. Una di loro era in stato avanzato di gravidanza. L’hanno trovata in fondo al mare abbracciata al suo bambino partorito durante il naufragio e ancora attaccato al cordone ombelicale.
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Una fra tutte, Rose. Ha 22 anni. Viene dalla Nigeria e nell’attraversata ha perso suo marito e ora lancia un appello: “Non chiedo troppo, prego Dio che mi faccia ritrovare mio marito e che lo protegga per me. Mio figlio potrebbe nascere in qualsiasi momento, e la sola cosa di cui ho bisogno dagli italiani, dal governo italiano, è il loro aiuto. Sono certa che Dio mi prot
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È una storia simbolica la sua, che ci offre l’occasione di riflettere sulla quella legge Bossi-Fini, sulla solidarietà che un paese civile deve offrire, sulla nostra capacità empatica, noi che abbiamo molto di più.
Rose è l’immagine estrema di quello che non deve più accadere, che dobbiamo fare di tutto perché non accada. Per queste donne e sull’accoglienza che si dovrebbe offrire loro, il comitato del 3 ottobre, nato, dopo l’ultima tragedia del mare a Lampedusa sta mettendo in piedi una campagna di sensibilizzazione.
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