Di fronte ad una foto così, cosa pensate? L’ho trovata postata su Facebook, come mais gettato alle galline.
Io penso che gli stivali alti (e probabilmente di camoscio) sulla pelle nuda sono terrificanti: penso all’ecosistema di puzze che probabilmente si deposita negli interstizi, alla fanghiglia di sudore che si sarà creata là dentro. Ho prima di tutti un moto di ribellione igienica, poi mi concentro sull’estetica: sì, l’accostamento è infelice anche dal punto di vista estetico.
Ma i commenti che leggo su Facebook accanto alla foto (e qui pubblico solo i primi) vanno oltre.
Io ho delle brutte gambe, e cerco sempre di tenerle coperte: quindi, quando vedo gambe imperfette esposte o difetti fisici di altro tipo mostrati senza remore, sono sempre combattuta tra l’istinto censorio personale (e sociale) che mi fa pensare “cazzo, copriti” e l‘ammirazione (carica di stima) per la spavalderia e il menefreghismo, che alla fine liberano un sacco.
Eppure, anche una come me che normalmente ci dà dentro mica male con le critiche, è rimasta sbigottita da quello che ho letto accanto alla foto. Perchè? Perchè a commentare sono state solo le donne: impietose e feroci, contro colei che osava esibire la cellulite con noncuranza. E io, ingenua, che pensavo che il problema fossero gli stivali di camoscio portati in una giornata a 25 gradi.
Non è intervenuto nemmeno un uomo, zero assoluto. Sempre Eva contro Eva.
Nel caso in cui, dico, ci fosse ancora bisogno di dimostrare che siamo noi le prime e peggiori aguzzine di noi stesse. Che se non impariamo noi la clemenza, non possiamo certo pretenderla – come di fatto facciamo – dai nostri uomini.
E lo dico a me per prima, mi ci butto dentro tutta intera.