Lo stop alla onlus che somministrava trattamenti basati sulle di cellulle staminali agli Ospedali Civili di Brescia non ha coinvolto soltanto Celeste, la bambina di due anni malata di atrofia muscolare di cui si è tanto discusso. Anche altri pazienti, coinvolti nello stop, hanno ripreso in questi giorni le loro terapie.
Tra questi, Smeralda, una bambina di un anno e cinque mesi in coma a seguito di danni cerebrali riportati per una asfissia verificatasi durante il parto, a Catania. Insieme a lei si è molto parlato del caso di Daniele, cinque anni e mezzo, colpito dal morbo di Niemann-Pick.
Come i genitori di Celeste, anche quelli di Smeralda si erano rivolti al Tribunale per ottenere la ripresa delle terapie per la loro bambina. Dopo che il tribunale si è espresso in maniera positiva la bambina ha ripreso lo scorso quattro settembre la terapia. I genitori, sollevati dalla decisione, si sono però espressi in maniera forte sul caso ”È scandaloso – hanno detto – che ottenere il diritto a delle cure si venga costretti a rivolgersi al tribunale. Noi abbiamo visto i miglioramenti di nostra figlia, certificati dai medici. Per i danni subiti da Smeralda durante il parto i medici avevano espresso previsioni negative: non sarebbe sopravvissuta a lungo o, se ce l’avesse fatta, avrebbe vissuto come un vegetale. Or, dopo due infusioni di cellule staminali è stato possibile staccarla dal respiratore, anche se soltanto per qualche giorno. Sembrano cose irrisorie, ma sono proprio queste che ti fanno andare avanti”.
Daniele invece è stato l’ultimo a poter riprendere le cure, dopo la decisione del giudice del lavoro di Matera, che ha stabilito che il bambino potrà riprendere le cure con cellule staminali.
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