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Nonostante manchi ancora una rivendicazione, l'attentato dinamitardo potrebbe essere un nuovo capitolo della campagna che la Federazione anarchica informale (Fai) sta portando avanti contro l'ente esattore. A sostegno della tesi anarchica vi sarebbe il modo e il materiale usato per confezionare la bomba . Alcuni particolari, infatti, ricondurrebbero ad altri ordigni usati per compiere attentati rivendicati dal Fai nell'ultimo mese in varie parti d'Italia.
Il 9 dicembre scorso l'episodio più clamoroso: un pacco bomba esploso tra le mani del direttore generale di Equitalia, Marco Cuccagna, provocandogli gravi lesioni. Quasi una settimana fa , il 22 dicembre, a Milano sono, invece, la Borsa in piazza Affari e la sede dell'Agenzia di riscossione di via San Gregorio a finire nel bersaglio.
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«Tuttavia - rileva - a nessuno sfugge che vi sono gruppi marginali e fuori dalla storia che vorrebbero sfruttare l'occasione della crisi economica per rilanciare l'opzione della violenza e del terrorismo contro le istituzioni e contro lo Stato. Occorre perciò la massima vigilanza e attenzione da parte di tutti: in nessun caso la violenza può trovare giustificazione o comprensione nel disagio e nel malessere sociale».
Nessuno dei dipendenti ha parlato con i giornalisti, mentre da Cagliari sono arrivati in città i dirigenti regionali di Equitalia per portare la solidarietà al personale della sede colpita dalla bomba.
La zona è periferica e ieri sera era deserta: gli investigatori dell'Arma non possono quindi contare su testimoni oculari, anche se la deflagrazione è stata avvertita a diversi chilometri di distanza.
È il primo attentato contro una sede di Equitalia in Sardegna. Particolarmente attivi, invece, nell'Isola i movimenti che contestano le procedure di riscossione: migliaia tra cittadini, commercianti e agricoltori sono scesi in piazza a Cagliari nei mesi scorsi per denunciare le «vessazioni» di Equitalia che stanno mettendo in ginocchio centinaia di aziende.