Rapyuela è uscito il 26 agosto scorso, il giorno del centenario della nascita di JC. Sarò grato sempiternamente al blog di Edizioni SUR e a Finzioni che lo hanno ospitato, condiviso, coccolato. Quel giorno ero a New York, mi sono svegliato alle tre del mattino per seguire il lancio, ma non ho resistito troppo a lungo. Quando ho riavviato la connessione internet, sei o sette ore più tardi, c'erano un centinaio di notifiche. Per leggerle ho aspettato un po'.
Sono andato in una libreria a Nolita. Sono entrato e ho comprato una copia di Hopscotch, che è poi Rayuela nella sua traduzione inglese. Nelle librerie di NYC nessuno guarda in faccia nessuno. La libraia era stupita che gli avessi chiesto se lo conoscesse, se lo avesse letto. E comunque no, non lo conosceva. E no, non lo aveva mai letto. E comunque ha smesso subito di guardarmi, nessuno deve guardare in faccia nessuno, sembra sia vietato. Meglio concentrarsi sugli smartphone. O sui piedi degli altri. Ci si può innamorare di una persona, solo a guardarne i piedi? Forse sì.
Riascoltando Rapyuela ho capito che abbiamo finito per scrivere due canzoni, Pruno e io.
Una è quella che ricorda, a chi ha amato Rayuela, il respiro della Maga che esce dalle labbra di Talita che ha nell'incavo del collo l'odore della Maga.
L'altra è quella che racconta una storia d'amore che è tutte le storie d'amore, il gioco dei ciclopi che è il più bello del mondo, la complicità di un codice condiviso e inaccessibile dall'esterno tra due innamorati, l'ineluttabilità del cambiamento, e delle reminiscenze che ogni cambiamento porta connaturate in sé.
Ora stiamo lavorando a un altro pezzo. Si chiamerà, ma è solo un titolo provvisorio, Morelliana (dall'altra parte). Sarà ancora una volta una riscrittura di Rayuela, certo, come sarebbe a dire, è ovvio come sono ovvie tutte le cose ovvie di questo mondo. Ma anche no.Di cosa finirà per parlare, a chi finirà per parlare, questo chi può dirlo.La nostra prassi è sempre la stessa: ci avviciniamo alla casella, lanciamo il sassolino verso il cielo, e che Dio ce la mandi buona.
[se ancora non lo avessi sentito, eccolo qua]