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Duplice omicidio ad Agrigento, si riaccende la guerra di mafia?
Creato il 28 gennaio 2012 da AndreaintontiInnanzitutto per la dinamica. I due corpi, infatti, sono stati rinvenuti in una vasca di scolo per il raccoglimento delle acque, sotto un viadotto lungo la statale 115 tra Naro e Campobello di Licata, in contrada Crocifisso Ciccobriglio.
I primi riscontri sui cadaveri avvenuti sul luogo, hanno poi chiarito che i due corpi erano stati crivellati di colpi prima di essere scaricati nelle vasche.
Sette colpi di una calibro nove hanno raggiunto Condello, cinque – della stessa arma – i colpi sparati verso Priolo.
Non molto distante dai corpi, peraltro, sarebbe stata rinvenuta anche una Fiat Grande Punto incendiata.
C'è poi proprio la figura di Condello ad aumentare le possibilità dell'omicidio di mafia.
Figlio di Ignazio Condello, ucciso proprio a Naro il 20 gennaio 1985, in uno dei primi episodi che poi caratterizzò la guerra tra Cosa Nostra e Stidda, Giuseppe Condello è stato più volte arrestato per reati di mafia e condannato a dieci anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso, come nell'aprile 1992, quando – nell'ambito dell'operazione “Gattopardo” - fu accusato di far parte del gruppo di supporto al commando che, nel dicembre 1991, aveva fatto tre morti e sette feriti (tra cui un bambino di 9 anni) in un'irruzione al “Bar 2000” di Palma di Montechiaro o come il 3 ottobre 1993, quando venne arrestato a Mannehim, in Germania, insieme a Salvatore Pace, accusato dell'omicidio del “giudice ragazzino” Rosario Livatino il 21 settembre 1990. Negli ultimi anni si era più volte sottratto agli obblighi della sorveglianza speciale, venendo per questo arrestato. Proprio a seguito di tali obblighi sarebbe da leggere la presenza di Priolo, senza precedenti penali che si prestava probabilmente a fare l'autista di Condello a seguito della sospensione della patente di guida di quest'ultimo.
L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Luca Sciarretta, potrebbe presto passare alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, il cui compito sarà – anche – quello di capire se l'omicidio è da considerarsi interno ad una faida tra stiddari o nell'ambito di una nuova guerra con Cosa Nostra. Per ora, comunque, dalla procura agrigentina si continua a dire che gli elementi riscontrati non bastano per parlare concretamente di mafia. I segnali – come l'omicidio di Calogero Burgio a colpi di kalashnikov, avvenuto sempre a Palma di Montechiaro a fine novembre – sono sempre meno equivocabili.
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