Charles Fiori è un ragazzo ligure, di simpatie anarchiche, che scappa dal fascismo e si rifugia a Marsiglia. Nel 1930, nella città francese, reggeva una sorta di tregua tra i clan che si spartivano il potere: calabresi, corsi e catalani. Charles arriva a Marsiglia proprio nel momento in cui le acque stanno tornando ad agitarsi. Inizia a bazzicare l’ambiente del milieu (la mala, in gergo) e da semplice “guardiano” di prostitute, diventa uomo d’onore della famiglia calabrese.
Fusco spacciò per autobiografico questo romanzo ma non si sa nemmeno se egli sia mai stato davvero a Marsiglia. La malavita descritta nel romanzo ha un qualcosa di romantico, trasognante, è permeata dall’iconografia dei film noir francesi di Gabin o Alain Delon. Bellissimi i dialoghi, in una mescolanza di francese, italiano, catalano e calabrese. Vero sinonimo di mescolanza di culture, anche se purtroppo criminali.
“Duri a Marsiglia” si fa leggere e diverte. Fa anche sorridere. Rimanda un’immagine di malavita fatta da borsalini, ghette, gessati scuri con giacche gonfiate da pistole calibro 9, di garofani bianchi all’occhiello e di tanta, ma davvero tanta, brillantina in testa.
Un noir che strizza l’occhio al feuilleton, al cinema e fa sicuramente divertire il lettore. Che poi si possa considerare il primo gradino della splendida scalinata del noir mediterraneo, ne fa un capitolo imperdibile per qualunque appassionato del genere.
Omar Gatti
Articolo originariamente pubblicato sul blog di Noir Italiano