Al grido di “Mai più, Ispettore Bloch” arriva il primo vero numero del rilancio editoriale di Dylan Dog, poiché possiamo considerare il precedente Spazio Profondo più una sorta di “What if” che tassello vero e proprio di questo nuovo progetto.
È composto da Paola Barbato e Bruno brindisi il team creativo scelto per la realizzazione di questo albo storico, dove all’Ispettore Bloch, una delle colonne portanti dell’universo dylandoghiano, viene imposta la tanto agognata pensione dall’ormai altrettanto famoso Soprintendente.
Un evento talmente clamoroso che fa passare in secondo piano un’ondata anomala di persone che, dopo essere morte, si ridestano e continuano normalmente la propria vita. Tutto questo mentre Dylan viene assunto da uno di questi morti viventi senzienti (stranamente donna e molto carina) per scoprire il mandante del suo omicidio.
Addentrandosi nella lettura del volume, risulta palese come la Barbato abbia cercato di creare un episodio che riprenda le caratteristiche dei primi albi della serie: un caso, l’indagine, una certa dose di gore e un finale a effetto, reale o virato al surreale grottesco come Tiziano Sclavi insegna. Il risultato è un racconto, piacevole e ben scritto dove si percepisce la volontà di entrambi gli autori di confezionare un numero che faccia esclamare agli appassionati (me compreso): “Ci siamo! Finalmente Dylan è tornato!”.
Purtroppo il risultato complessivo non è però quello sperato. Alla buona prova di Brindisi ai disegni,
che, oltre alla solita buona impostazione della tavola, affianca un maggior utilizzo di primi piani e di un effetto “carboncino” nelle ombre, si contrappone una sceneggiatura troppo frenetica e scontata della scrittrice, che fatica a dare una reale dimensione narrativa alla storia. Sebbene rimangano apprezzabili alcuni spunti, come la nascita di una nuova coppia di futuri villains, alla fine anch’essi risultano troppo artificiosi, penalizzando di fatto l’intero intreccio. Davvero strana, poi, la scelta di utilizzare ancora una volta la Morte come motore di tutta la vicenda, un espediente già utilizzato, e fin troppo abusato, in passato, cosi come il mega “spiegone” finale che la Signora con la Falce si prodiga di fornire al protagonista, giusto per informarlo sulle sue scelte. Insomma, un numero che, visti i pregi e i difetti, potrebbe tranquillamente appartenere alla “fase uno”.Alla fine, sebbene neanche il pensionamento di Bloch riesca a risollevare le sorti di questo episodio, esso rimane comunque un passaggio storico per la testata, che in modo simile ai comics americani, cambia in modo significativo lo status quo di uno dei personaggi cardine di Dyd, cosa che in casa Bonelli è difficilmente riscontrabile.
Rimane il dubbio fondamentale che affidare un rilancio tanto importante alle fauci invasive del web sia un’arma a doppio taglio che potrebbe ritorcersi contro lo stesso personaggio. Se è chiaro che questi spoiler “coscienti” sono parte di un’intelligente mossa di marketing già in uso da tempo in campo cinematografico e nei serial televisivi, lo è altrettanto che questi metodi hanno dei limiti e dei lati altrettanto controproducenti. A un grande richiamo mediatico si contrappone un azzeramento dell’effetto sorpresa, che va a danneggiare sopratutto il piacere puro che deriva dalla lettura delle avventure del personaggio.
Leggendo tra le righe: Bloch, come l’Uomo Ragno, non cambierà né uscirà mai di scena; Dylan, invece, potrà cambiare.
Abbiamo parlato di:
Dylan Dog 338 – Mai più, Ispettore Bloch
Paola Barbato, Bruno Brindisi
Sergio Bonelli Editore, 2014
112 pagine, brossurato, bianco e nero – € 3,20
ISBN: 9771121580009