Guardavo un angolo di cielo fra le stecche della persiana, un angolo che da blu pian piano si è spento nel grigio di un nuvolone di passaggio.
Siamo di passaggio come quella nuvola, ho pensato, nella nostra infinita piccolezza e nell’immensità delle nostre grandezze, siamo comunque di passaggio come quella nuvola.
Nello stillicidio di nomi che si susseguono sulle pagine dei tg e dei giornali, leggo uno dopo l’altro anche quelli di coloro che hanno regalato all’automobilismo giorni eroici, di un eroismo talvolta strillato a gran voce, talaltra vissuto nel dignitoso riserbo di un “dietro le quinte” non meno indispensabile della ribalta. Nomi che dopo aver solcato le acque del secolo dei motori da corsa, parevano aver doppiato il Capo di Buona Speranza del Terzo Millennio indenni, magicamente immuni al trascorrere del tempo. Invece il terzo millennio sta riscuotendo il suo inesorabile tributo tracciando segni che relegano nella storia passata. Non più testimonianza canuta e ciarliera, ma fluire di foto ricordo e ritagli di giornale.
E intanto si avvicina il primo maggio. E come ogni anno porta con se un senso di sgomento, un retrogusto amaro che stempera l’allegria di questo rito fatto di canzoni e cestini da pic-nic.
“… il tempo ruba i contorni a una fotografia…” canta Zero sottovoce dalla stanza accanto. Il tempo smussa gli angoli, ammorbidisce le asperità dei ricordi e, là dove c’è tanto di buono da ricordare, annacqua e cancella ciò che infastidiva per lasciare il posto al prato di una memoria malinconica e nostalgica, segnata dall’ammirazione e dal rispetto.
Sono passati diciannove anni, li conto con quelli di mia figlia che quel giorno, ancora in fasce, allattavo stretta al seno. Sono passati in un soffio, senza cancellare un solo istante del fine settimana che ha abbassato per sempre due visiere, spegnendo lo sguardo del primo della classe e quello dell’ultimo arrivato. Ayrton Senna e Roland Ratzenberger, accomunati dall’abbraccio maledetto di un circuito che tanto abbiamo amato e amiamo.
Restano le gesta del Campione e le tradite speranze del “rookie”.
A me piace ricordarli insieme, con lo sguardo di Ayrton che sembrava presagire da sempre il peso dell’incompletezza che grava sull’umana sorte, con i contorni sfumati del volto di Roland che così pochi rammentano…
Com saudade e tristeza.
29 aprile 2013 – Francesca Montomoli (www.francescamontomoli.com)