Per quelli che la pensano come me (e non siamo pochi, affatto) votare per il Partito Radicale è sempre una valida opzione da considerare con cura, alle elezioni. I motivi? Molteplici: sono di solito gli unici veri laici italiani, difendono valori morali per noi fondamentali, da quelli che hanno a che fare con la bioetica, a quelli che hanno a che fare con i diritti civili di tutte le minoranze. Poi spesso i Radicali dicono cose di politica estera che sono condivisibili (spesso: non sempre, in particolare quando difendono a spada tratta le posizioni più estremiste dei filo-israeliani nella questione mediorientale) e hanno di solito una classe dirigente che è all’altezza della situazione richiesta, soprattutto se facciamo il paragone con le classi dirigenti degli altri partiti.
Eppure, a ogni elezione, i Radicali si fermano di solito ampiamente sotto al 2%. Come mai? Perché molto spesso – anzi, con allarmante frequenza – i Radicali fanno degli errori politici immani, come per esempio quello di pochi giorni fa, dove non hanno votato la sfiducia al ministro Romano, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Ufficialmente i Radicali volevano richiamare l’attenzione sul problema delle carceri, invocando l’amnistia, che nessuno oltre a loro in Parlamento vuole considerare. Così, anziché di votare la sfiducia, i sei deputati radicali hanno inneggiato all’amnistia e non hanno preso parte al voto.
Ora, a prescindere che io son contrarissimo all’amnistia, così come son contrarissimo ai condoni, trovo del tutto ripugnante ciò che i Radicali han fatto per attirare l’attenzione sulla loro questione. Un ministro indagato per mafia non è una cosuccia sulla quale possiamo chiudere gli occhi e approfittare del cono di luce per parlare d’altro. I Radicali, una volta di più hanno dimostrato di essere del tutto inaffidabili, politicamente, e per ciò non avranno il mio voto nemmeno alle prossime elezioni.