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E-book on air: Editoria 1 – Pirateria 0?

Creato il 27 maggio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Elena Bigoni Cari lettori, 
eccoci nuovamente a parlare del mondo digitale e degli e-book, ma questa volta niente tendenze, solo fatti e alcune considerazione assolutamente personali (tengo a precisarlo). Fino ad un paio di anni fa la pirateria informatica era un fenomeno che colpiva per lo più il mercato audio-visivo, ma con l’avvento dei nuovi supporti digitali il fenomeno si è espanso anche in un mercato che, fino a quel momento, doveva combattere solo con le copisterie e le scannerizzazioni casalinghe delle copie cartacee. 


E-book on air: Editoria 1 – Pirateria 0?Il 3 febbraio di quest’anno il presidente dell’AIE (associazione italiana editori) lanciava l’allarme: “la pirateria mette a rischio il mercato degli e-book in Italiae snocciolava una serie di dati decisamente impressionante. "Su 25 best seller in classifica la scorsa settimana, il 75% circa è già piratato in rete. A fronte di diciannovemila e-book disponibili a fine 2011 (erano 1.619 a fine 2009) circolano, secondo stime prudenziali, quindicimila titoli in versione pirata. Ma non è finita qui: in base all'ultima classifica di Ibs.it dei 25 titoli più venduti della scorsa settimana, 17 sono già disponibili in modo legale in versione e-book (quasi il 70%) e 19 hanno già versioni pirata (76%). Questo 'tasso di pirateria' non cambia tra i libri per cui esiste una versione legale (si trova quella pirata nel 76,5% dei casi) e quelli per cui non esiste (75%)" (fonti: affaritaliani.libero.it.) 
Alcuni giorni dopo la risposta e le specifiche da parte di Renato Salvetti, direttore generale di Edigita (società leader nella distribuzione degli e-book italiani partecipata in parti uguali da Messaggerie Italiane, Rcs Libri e Feltrinelli): "Non commettiamo l'errore di pensare che la pirateria esiste perché esistono le edizioni digitali. Dai nostri dati, gran parte della pirateria deriva dalle copie cartacee. Pensare che il modo di combattere la pirateria sia quello di non produrre versioni digitali dei libri sarebbe un errore colossale. La pirateria digitale esiste perché sta cambiando il gusto del lettore, che preferisce fruire dei contenuti in maniera digitale(fonti: affaritaliani.libero.it). Il 15 febbraio la notizia direttamente annunciata dal sito dell’AIE: “Grazie a un’azione internazionale a cui ha preso parte anche l’AIE, da ieri non è più possibile scaricare e-book pirata dal sito Library.nu e dal suo servizio di sharehosting ifile.it. Un’operazione congiunta internazionale per rimuovere una delle maggiori biblioteche illegali online, con oltre quattrocentomila e-book – di cui quattromila italiani – per il download immediato, gratuito e anonimo, e con un ritorno per i titolari dei siti di circa 8 milioni di euro grazie alla pubblicità e alla vendita di account a livello premium” (fonti AIE.it).  
Infine, per chiudere il cerchio (si fa per dire), alcune settimane fa lo scrittore Paulo Coehlo ha dichiarato provocatoriamente “piratate i miei libri. Il motivo lasciamolo dire a lui: “Le vendite dei miei libri cartacei sono in crescita da quando sono pubblicate su siti peer2peer (P2P)”. A primo acchito la sua sembrerebbe una sparata, ma poi anche lui snocciola dati: nel 1999, mentre la Russia era interessata da una grave carenza di carta, l’autore aveva postato sul suo sito web una copia digitale pirata del suo romanzo L’alchimista; un anno dopo, a crisi risolta, le vendite del libro in Russia salivano a 10.000 copie, per poi toccare il milione di copie nel 2002. Direi che i dati, in questo caso, parlano da soli. 
Come non essere d’accordo, quindi, con Coelho? Piratare significa anche diffondere e permettere al lettore di valutare un’opera e decidere se acquistarla in un secondo tempo. Diciamocelo chiaramente: quante volte vi è capitato di acquistare un libro pubblicizzato, sponsorizzato, pagato spesso a caro prezzo (specialmente in questi tempi di crisi) ed ottenere in cambio un bel… bidone? Già, una fregatura per i contenuti spesso banali, per la forma pressoché inesistente e per la qualità del prodotto, refusi continui ma anche traduzioni poco credibili, se non illeggibili. Insomma, che c’è di meglio di poter leggere un libro a scrocco per poi decidere se un titolo merita l’acquisto cartaceo? 


Purtroppo, come in tutte le cose belle, c’è un ma. Escludiamo per un attimo il problema dei diritti d’autore, delle perdite di profitti delle case editrici (che per noi profani spesso piangono il morto più del dovuto) e non concentriamoci nemmeno sull’idea che, probabilmente, la pirateria intacchi solo in minima parte il mercato del cartaceo perché, lo sappiamo benissimo, noi siamo dei collezionisti nell’anima: l’e-book è comodo, agevole, immediato, un vera libreria a portata di mano con un click, un mondo che non occupa spazio, ma che non può sostituire il profumo dei libri, i dorsi perfettamente allineati sulle nostre librerie (o abbandonati in giro per la casa), il contatto diretto con qualcosa che trasuda ancora vitalità. Il cartaceo è sempre il cartaceo, su questo non si discute (a parer mio). Focalizziamo la nostra attenzione solo sul formato e-book e i dati barbosi che abbiamo trascritto all’inizio e osserviamoli con attenzione: di colpo ci accorgeremo che, forse, non possiamo dare del tutto torto al presidente dell’AIE e al dirigente dell’Edigita, perché il problema c’è ed è molto sottile (magari voi avete colto tutte le implicazioni sin da subito). 
Ripensiamo al caro e compianto Magaupload e gli altri fratellini che facevano file-sharing che ci hanno lasciato orfani di tante serie televisive, film e anime (vabbè, spuntano come funghi ma fingiamo che non ci siano più); erano per molti di noi la guida tv perfetta: guardavi, valutavi, decidevi e poi acquistavi l’originale se meritevole. Perché l’originale aveva il dvd stampato perfettamente, una bella copertina e tanti contenuti speciali: il piccolo gioiellino da mettere nella propria videoteca privata insomma. Una grave perdita per tutti noi ahimè. 
Pensiamo ora agli e-book: tutti noi abbiamo un computer, un tablet, un e-book reader o, semplicemente, un telefonino supertecnologico (non come il mio che va a carbone) dal quale scaricare e leggere qualunque e-book in catalogo, specialmente le nuove attesissime uscite che aspettiamo con ansia. Il tutto perfettamente originale: con la sua copertina uguale uguale a quella del cartaceo, i numeretti alle pagine, i ringraziamenti e, ovviamente, la parte che ci piace di più, cioè la storia da leggere. Non serve molto per ottenerlo, basta trovare il sito giusto, un paio di secondi per scaricare (un po’ di più se il vostro pc va a carbone come il mio cellulare) e… il gioco è fatto. A questo punto la mia domanda è semplice: quanti di voi, anche dopo aver letto il libro in formato digitale, acquisterebbero la copia e-book dell’editore? Eh già, perché lì sta il problema: la vostra copia piratata è identica all’originale in tutto e per tutto, quindi chi ve lo fa fare di acquistare un doppio, digitale per giunta? Dovendo spendere tra l’altro parecchio visto che, diciamocelo, il prezzo degli e-book, sebbene minore di quello del cartaceo, rimane comunque elevato. Pensiamo infatti a questo caso abbastanza eclatante, non un’eccezione ma quasi una regola: il cartaceo di Green di K. Gier, ultimo capitolo della Trilogia delle Gemme uscito il 9 febbraio, costa 16,60, mentre il prezzo dell’e-book è 11,99. La differenza non è molta, peccato poi che questa diminuisca ancora nel caso in cui si acquisti la copia cartacea negli store on-line, dove è possibile reperirla a 14,11 euro. 
In tutto questo parlare, però, cosa dovrebbero fare le case editrici? Chi glielo fa fare di puntare sul digitale per poi vederselo il giorno stesso piratato e reperibile gratuitamente? 
Questa è la domanda: voi cosa fareste? Ma un'altra domanda sorge spontanea per voi lettori: se il prezzo degli e-book fosse minore voi, in via del tutto ipotetica, si capisce, acquistereste l’e-book dalla casa editrice oppure puntereste comunque al piratato?

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