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E’ colpa di Gramsci

Creato il 10 maggio 2011 da Stiven1986

Sul dibattito tutto solbiatese sulle celebrazioni del 25 aprile, la mia idea è in linea con quella di Ivan. Ma c’è un passaggio della lettera del colonnello Ciaraffa che mi ha particolarmente colpito, perché, oltre che essere un tantino fuori tema, mi è sembrata molto azzardata:

Comunque, se il termine “revisionismo” sta ad indicare una linea di pensiero che sostiene la necessità di correggere opinioni e tesi in campo ideologico, politico o storico, beh, mi sorprende non poco che un appartenente al PD lo adoperi per altri e non per sé: dal 1921 ad oggi, la sua parte politica non ha fatto altro che revisionarsi!

La prima revisione, quella dal Socialismo, avvenne al Congresso di Livorno con Gramsci e Bordiga, la seconda con la “svolta di Salerno” del 1944, con la quale svolta Togliatti fece addirittura diventare “monarchico” quel PCI che le monarchie voleva abbatterle! Sorvolando sul cosiddetto compromesso storico, rilevo anche che, dal 1989 ad oggi, il PCI è diventato prima Partito della Sinistra, poi Ulivo e infine Partito Democratico. Se non è revisionismo questo!

Ecco, lo scrivo un po’ anche da ignorante, senza pretese di verità assoluta, ma a me sembra che una cosa sia il revisionismo dei fatti storici (penso al negazionismo, ad esempio) e un’altra cosa sia il revisionismo di un’ideologia, o meglio, dell’interpretazione e della visione del mondo che dovrebbe essere propria di ciascun partito politico. Perché un conto è esplorare il passato, documentarsi, ricercare, magari correggere. Ma il passato è passato, i fatti sono quelli. L’interpretazione del mondo in cui si vive, invece, deve necessariamente cambiare. Non ha senso che io, nato nel 1986, faccia riferimento alla Cecoslovacchia come a un satellite sovietico. Primo, perché la Cecoslovacchia non esiste più. Secondo, perché l’Unione Sovietica non esiste più, e con lei il blocco sovietico. E allora perché l’interpretazione di un partito, che in fondo non è altro che un insieme di persone, dovrebbe essere ancora quella del 1956?

Concediamo che la sinistra, o il centrosinistra, italiano abbia avuto qualche difficoltà, nel post Guerra Fredda, cambiando più volte nome, simbolo e conformazione, ma il processo di revisione, in questo caso, era necessario e naturale. E personalmente sono anche contento di questa revisione.

Che poi – e qui chiudo davvero, che non ho mai scritto così tanto – la “revisione”, ulivista prima e democratica poi, ha affrontato la sfida millenaria di superamento della frattura cattolica all’interno della sinistra. Più che il passato, qui c’è in ballo il futuro. E dici poco.



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