Per capire chi ha perso di più in questo referendum è sufficiente paragonare i dati di afflusso alle urne regione per regione. Il Nord, ed in particolare il Nord leghista, è andato a votare in massa. Addirittura in Veneto si sono recati alle urne oltre il 68% degli aventi diritto.
Non credo che la cosa sia piaciuta al “senatur” a quello de “fora da i ball”. I risultati dicono che è stato colui che ha subito la sconfitta più clamorosa.
La gente che deve fare i conti tutti i giorni con la spesa e con le poche entrate, è stanca di promesse vaghe ed insulse. Non basta più il dialetto nelle scuole, o la bandiera italiana nel cesso e neppure “al Nord solo i professori del Nord”, ci vogliono fatti concreti.
Anche il federalismo, tanto decantato, è un mezzo aborto. Non si è capito né quali vantaggi possa portare e neppure se è già legge. Per ora sembra solo un abbozzo e nulla più.
Bossi era convinto che bastasse una sua dichiarazione perché il popolo del pratone della bergamasca lo seguisse ad occhi chiusi. Invece no, quella gente si è recata in massa a votare, cominciare dal presidente della regione Veneto, quel Luca Zaia, tanto leghista ed in apparenza tanto devoto, ma che si sta ritagliando, piano piano, uno spazio tutto suo.
Il fatto che Bossi non abbia capito la sua gente non sarà privo di conseguenze. E a Pontida non saranno tanto docili con chi si è riempito per anni la bocca di Roma ladrona, e che poi è diventato parte integrante di quella Roma. Un tradimento bello e buono difficile da nascondere.
La sonora bocciatura del legittimo impedimento costringe i devoti del premier a rimettere di nuovo in discussione al Senato, immediatamente, perchè i tempi stringono, la proposta di legge sulla “prescrizione breve”, accantonata in attesa del referendum.
Sarà interessante conoscere come si comporterà la Lega. Sarà disposta ad appoggiare ancora una volta una legge salva premier in cambio di niente?
Sul pratone della bergamasca parlerà solo Bossi. Così si vocifera. I vari Borghezio, Calderoli, Maroni, Castelli, si sono autocensurati e non se ne capisce bene la ragione.
Chissà se Bossi avrà il coraggio di dire ai suoi che non sono neppure più padroni dello spadone dell’Alberto! In pochi lo sanno ma i leghisti non sono padroni neppure del loro logo. Se lo sono venduto. Indovinate chi se lo è comprato leggendo qui.