A Spezia ha aperto un mega-centro commerciale e, in ossequio alla regola per cui più si hanno le pezze al culo e più si ha voglia di spendere, la città è impazzita.
Al terzo giorno, smaltite le prime code, abbiamo attraversato la strada (che ci abitiamo davanti) e siamo andato anche noi in processione.
I negozi, i ristoranti, le scale mobili sono quelle che sono in tutti i centri commerciali, quindi c’è poco da raccontare.
Poi siamo ascesi in cielo e ci siamo trovati di fronte al centro fitness, comprensivo di megapalestra, piscina e spa.
L’idea era quella di entrare e dare un’occhiata ma siamo ben presto stati neutralizzati da alcune signorine in maglietta arancione che ci hanno spiegato che da soli non si poteva entrare.
Ci hanno raggruppati in un angolino in attesa che arrivasse la guida ufficiale, interpretata da un giovanotto dall’entusiasmo sospetto che ci ha portato per le sale descrivendo con toni trionfalistici la qualità delle macchine presenti e chiedendo domande manco fossimo alla National Gallery.
Il clou della visita è stata la visione aerea della piscina, che – come ha sottolineato con enfasi – non contiene cloro quindi (gesto con la mano a indicare) non si arrossano gli occhi, (più sotto) nè il naso, (ancora più sotto) nè la gola.
E questi vetri, ha concluso sull’orlo delle lacrime, non si appanneranno mai grazie all’impianto di areazione. Mai.
A quel punto tutti – inclusi neonati e anziani non deambulanti – erano convinti a iscriversi e perciò è venuto il momento della scrematura.
Ovvero il momento di parlare del prezzo.
Per il primo anno l’ambaradan costa 399 euro, che alla fine se contiamo di quanti secondi è composto l’anno non è moltissimo al secondo.
Si può sospendere? No. Si possono fare i mensili? No. Si possono fare le entrate? No. Ci sono sconti? No.
Cazzo, vi stiamo dando il paradiso a 35 euro al mese, non fate gli straccioni.
Dal secondo anno? Una pausa di silenzio e poi l’atroce verità.
Ancora non si sa, ha mormorato con imbarazzo, ma dovrebbe essere sui 900-1000 euro. Che anche considerando il numero di secondi che compone l’anno è sempre tantino per una città non propriamente benestante come Spezia.
A quel punto ci siamo avviati, un po’ avviliti, all’uscita. Consci che quel paradiso per noi mortali sarebbe rimasto inaccessibile.
Almeno fino a quando non si renderanno conto dell’improbabilità dell’investimento che hanno fatto rispetto alla città e allora scenderanno a patti.
E allora saremo noi a essere inflessibili.
Magazine Diario personale
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