E poi non è macchina del fango? Scajola estraneo ai fatti contestati nell’inchiesta «Grandi Eventi»

05 maggio 2011 | Politica | Permalink L'ex Ministro dello Sviluppo Economico completamente prosciolto dalle accuse che lo videro coinvolto nell'inchiesta sugli appalti del G8 denominata «Grandi Eventi» e che lo costrinsero a dimettersi per gli attacchi mediatici subìti.

E poi non è macchina del fango? Scajola estraneo ai fatti contestati nell’inchiesta «Grandi Eventi» Hanno detto che la macchina del fango è quella che spruzza fango e fanghiglia dai quotidiani orientati al centrodestra. Hanno pure detto che i quotidiani cartecei e online di sinistra fanno notizia; quelli di destra le notizie le inventano. Eppure, quando Scajola venne coinvolto nell’inchiesta «Grandi Eventi», per la famosa casa fronte Colosseo, i giornali «progressisti» si scatenarono come Cerberi contro l’ex ministro, accusato di ogni nefandezza e spinto alle dimissioni, perché indegno di quel ruolo. E quando poi alla fine cedette, ecco che tutti lessero in quelle dimissioni la prova provata delle sue responsabilità.
Assurdo vero? Ebbene, lo è ancora di più se si pensa che lo stesso trattamento, i pennaioli rossi, non lo riservarono a Fini, anch’egli – sappiamo – coinvolto in un brutto affare noto a tutti come «l’affaire Montecarlo», dal quale ne uscì pulito. In quel caso, quegli stessi pennaioli pronti a scarnificare Scajola, si prodigarono in feroci accuse contro l’inchiesta de Il Giornale e Libero sulla casa di Montecarlo, accusando i due quotidiani di centrodestra di essere autentiche macchine del fango.
Eppure oggi sappiamo quali sono le vere macchine del fango. E lo dimostra la vicenda dell’ex ministro Scajola, scagionato completamente dalle accuse che ballavano il ballo della tarantola sulle colonne dei quotidiani cosiddetti progressisti. L’ex ministro, dall’inchiesta sugli appalti del G8, ne è uscito lindo come un bimbo in fasce. A suo carico la Procura non ha rilevato alcunché. Neanche uno spillo fuori posto. Eppure… eppure, qualche mese fa, pareva che l’uomo dovesse venir condannato per chissà quali immani delitti. Dagli opinionisti di sinistra traboccavano corde, patiboli e sentimenti di sdegno un tanto al chilo. Una vera e propria tortura mediatica che oggi finalmente ha avuto la parola fine. Ma, mi chiedo, a che prezzo?
Claudio Scajola in verità è l’esempio migliore e più diretto per dimostrare ancora una volta la tesi che vado scrivendo da diverso tempo: un’inchiesta giudiziaria non può e deve condizionare l’attività politica di una persona. Altrimenti – come spesso ho scritto – arriviamo al paradosso secondo il quale il giudice o il pubblico ministero possono far cadere ministri e presidenti a loro piacimento, essendo sufficiente una sentenza non definitiva o peggio un avviso di garanzia per ottenere il risultato. A maggior ragione questa prospettiva non può essere accettata, proprio perché l’informazione italiana, essendo fortemente ideologica e partigiana, strumentalizza e non poco le inchieste giudiziarie, calpestando anche il più fondamentale dei diritti umani: la dignità delle persone davanti a un loro coinvolgimento giudiziario, distrugendola per ottenere gli effetti politici desiderati.
Questa è la vera macchina del fango: quella che trasforma le indagini giudiziarie in scandali immorali per favorire una parte politica e che, tramite essi, infanga l’altra parte, trasmettendo al cittadino un’informazione scorretta, che dire faziosa è dire poco.
Ci consola solo un fatto incontestabile: il diavolo fa le pentole ma dimentica sempre di fare i coperchi. Scajola docet. Ora attendiamo Bertolaso.