La velocità spinge l’auto lungo la trafficata striscia d’asfalto e il sentore di noi tre e di un nido caldo e pulsante racchiuso nel mio grembo, pervadono in modo sottile l’abitacolo.
Di nuovo pioggia, pioggia che scende, che rimane nell’aria per un tempo tediosamente lungo e tergicristalli che si muovono a scatti, che muggiscono con monotoni singulti.Dentro al suo vestitino lavato e stirato di tutto punto, Alice Ginevra sfoggia quella freschezza che caratterizza la prima parte della mattina, quando l’argento vivo non si è completamente impadronito di lei e pennarelli, banane, fragole e biscotti, privi di vita propria, non hanno ancora lasciato le rispettive impronte digitali su e giù per gli indumenti.Nell’ultima settimana, nottetempo, il suo piedino è cresciuto di una frazione di taglia, di un nonnulla che però le fa dire ahi, ogni volta che mamma o papà le infilano le sue scarpine invernali. In cima alla lista delle priorità di oggi, di adesso o meglio di subito, c’è allora un salto nel regno dei balocchi. Il negozio di scarpe. Perché Alice Ginevra adora le scarpe. “Chissà da chi avrà mai preso!” fischietta Luca ogni volta, lanciandomi quel genere di occhiata che mi fa sentire l’unica indiziata. E solitamente pareggio i conti mettendo sulla bilancia tutte le cose che la Pupattola ha preso dal papà. “E’ egocentrica e vuole stare sempre al centro del palcoscenico” ribatto io. “Ma anche davanti allo specchio” rilancia Luca. Ed è anche piena di passionalità, calore, solarità, slancio ed entusiasmo e qui di indiziati orgogliosamente ce ne sono dueAppena varchiamo la soglia del negozio, ad Alice Ginevra sale agli occhi il carosello dell’eccitazione. I suoi passi tintinnano sulle mattonelle e senza ombra di indugio, comincia a guardarsi intorno, destra, sinistra, sopra, sottoCi sono ballerine, stivaletti, scarpe con le stringhe, con i fiocchi, con i fiorellini, i cuori e le paillettes. Passa lentamente in rassegna tutti i modelli sistemati ordinatamente da terra fino a oltre novantacinque centimetri d’altezza, il suo personale campo visivo, mentre papà da fine esteta, ha già adocchiato le sue preferite e mamma approvando, le aggiunge alla pila di scatole di cui nel frattempo ha fatto incetta. Non la dobbiamo neppure chiamare.Alice Ginevra mette a fuoco e coglie al volo ogni nostro movimento e in un battibaleno è già seduta sul divanetto di velluto rosso e si toglie da sola le vecchie e ormai scomode scarpe. Le sue manine fremono. Accanto a lei ci sono una decina di scarpe. Vuole provarle tutte. Vuole poi alzarsi in piedi e guardarsi allo specchio. Controllare come le stanno, innamorarsi dell’effetto, del tutto e dei dettagli.Sollevarsi sulle punte e sorridere compiaciuta all’immagine riflessa.Quel paio di scarpe con i fiorellini che ha ai piedi adesso, sono un amore, ma a malincuore sappiamo che dovremo rinunciarvi perché non sono adatte ad una bimba così piccola. Per fortuna Alice Ginevra non fa una piega e d’ora in poi facciamo attenzione a farle provare solo modelli che avvolgano bene ed in sicurezza, tutta la caviglia.La Pupattola continua a indossarne un paio dopo l’altro, ben felice di avere attirato anche l’attenzione della commessa, la quale si prodiga a verificare personalmente come le calzano. Tre persone ai suoi piedi e la sorellina nella pancia che calciando fa sentire la sua amorevole presenza.Il colpo di fulmine formato Pupattola non tarda ad arrivare. Ha scelto. Ci guarda come se fossimo il genio esaudisci-desideri sgusciato fuori dalla sua piccola lampada. “A voiiio” dice. Quelle scarpine bianche e beige diventano tutt’uno con lei, tanto che non se le vuole più togliere e inizia un tira e molla di parole che alla fine la convincono a cedere e a rientrare nel vecchio paio. Ci osserva con aria di rimprovero, ma ha capito che avrà quelle bellissime scarpine. Certo, ha scelto il paio più costoso di tutto il negozio, ma sono anche quelle che preferiva il papà. E la mamma, ovviamente.Cerimoniosa e sicura di sé, regge in perfetto equilibrio la scatola magica con entrambe le mani e strada facendo si lascia sfuggire dei vocalizzi gioiosi. Si dirige altrettanto decisa verso l’uscita. Luca lesto, la acciuffa un attimo prima che faccia quel mezzo passo in più tra il dentro e il fuori. Recalcitrante ci segue fino alla cassa, ma non ci pensa nemmeno a consegnare la SUA scatola con trofeo nelle mani della commessa. “E’ proprio testarda” dice Luca. “Ci tiene molto alle sue cose” dico io.Un attimo dopo, una bellissima bimba volò sopra alla cassa insieme al codice a barre del suo nuovo paio di scarpe e quel giorno vissero tutti felici e contenti.
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Questa è una torta semplice e squisita, perfetta per la colazione e per la merenda del pomeriggio (se ne rimane). Anche Alice Ginevra l'ha molto apprezzata!
TORTA SOFFICISSIMA MANDORLE E CAROTE
Ingredienti:
300 gr di farina200 gr di carote pelate60 gr di mandorle pelatela buccia grattugiata di un limone biologico 100 gr di latte fresco100 gr di burro 2 uova40 gr di Grand Marnier1 bustina di lievito per dolcizucchero a velo per guarnire
Cominciamo la preparazione frullando le carote con lo zucchero e le mandorle nel robot da cucina, fino ad ottenere una crema. Uniamo le uova, il burro fuso, il latte e la buccia grattugiata di un limone, facendo amalgamare il tutto. Completiamo aggiungendo la farina e il lievito, nonchè il Grand Marnier. Misceliamo tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto omogeneo.
Imburriamo uno stampo per dolci da 26 cm e inforniamo a 160C per circa 45-50 minuti, facendo la prova stecchino. Una volta raffreddata, abbiamo tolto la torta dallo stampo e l'abbiamo cosparsa di zucchero a velo.