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E’ questione di carattere. Oppure no?

Da Jessi

Credo che tutti i genitori si siano sentiti dire una o entrambe queste frasi: “Che brava bambina! ha un buon carattere”; “Che brava bambina, senza dubbio ha dei bravi genitori.”

Molto più difficile è che il ruolo dei genitori sia chiamato in causa (almeno di fronte ai genitori stessi), se il bambino è invece inquieto e problematico. Questo accade perchè ognuna di queste affermazioni ha importanti implicazioni sul piano dell’educazione e del ruolo dei genitori e degli adulti sulla formazione dei bambini e delle bambine: se si dà importanza al carattere, pregi e difetti dei bambini sono attribuiti alla genetica e il ruolo dell’ambiente e dell’educaizone è considerato meno importante. Se, al contrario, si riconosce un ruolo alle interazioni significative e alle esperienze dei bambini, il ruolo degli adulti e dell’ambiente diventa molto più importante e così le responsabilità che la società e gli adulti devono ammettere di avere su di sè.

Il libro di cui ho scelto di parlarvi oggi è:

Emiliani F. , Molinari L. ( 1996). Rappresentazioni e affetti. Carattere e interazione nello sviluppo dei bambini. Milano. Raffaello Cortina Editore. 1° edizione.  ISBN: 9788870783544 (link).

Le autrici discutono i risultati delle ricerche scientifiche sull’antico dilemma tra natura/carattere e cultura/ambiente, fornendo dati e informazioni importanti non solo per le scelte educative, ma anche per orientarsi tra le letture sull’educazione. Nel testo, attraverso ricerche empiriche, si descrive come sia presente negli scritti sull’educazione una certa confusione incertezza tra questi due elementi. Incertezza che è dovuta e che poi si riflette sulle rappresentazioni che le madri e gli insegnanti si formano circa il proprio ruolo educativo. La ‘rappresentazione’ del proprio ruolo ricade poi sugli ‘affetti’ nei confronti dei bambini e delle bambine. La descrizione rigorosa dei processi cognitivi ed emotivi che regolano il complesso equilibrio tra conoscenze, rappresentazioni e affetti ed è utile per ognuno di noi come una lente di ingrandimento per capire come il processo di lettura o scrittura può essere influenzato da fattori che lo rendono ben diverso da un processo logico e razionale.

E’ importante, infatti, riflettere sul fatto che le rappresentazioni che ci facciamo del nostro ruolo di genitori o educatori non dipende soltanto da un ragionare logico e da consocenze scientifiche perchè è “un pensiero che concede molto di più all’affettività o all’inconscio, dove non domina il principio di contraddizione poichè la contraddizione vi è tollerata.” Il linguaggio che va a dare forma alle nostre rappresentazioni di un oggetto o di una persona è un linguaggio che, come quello dell’arte e della poesia “si basa su associazioni affettive, implicite e indirette, e su immagini.” Ed è per questa complessa interazione tra oggettività, tradizione, paura inconscia delle responsabilità, che nella nostra cultura, secondo le autrici, è ancora molto radicata l’idea del carattere e del dono di natura , idea che “consente di sottrarsi al carico delle responsabilità individuali e di gruppo.”

La nostra società, come è stato più volte ricordato anche ieri in occasione dell’8 Marzo, è forse il primo motore di questa rimozione. A tutti, questo libro assegna una grande responsabilità, quella di fare ordine nei propri affetti e nella propria memoria per cercare la via verso una riflessione più oggettiva e responsabile.

 Questo post partecipa al Venerdì del libro, appuntamento nasto da un’idea di Paola di Homemademma che sta anche organizzando una biblioteca virtuale su Anobii, a questo link.

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