“Manca un centesimo per fare una lira“, la giusta osservazione che potrebbe fare coach Rick Adelman guardando i suoi Minnesota Timberwolves idealmente sul palmo della sua mano. Il record di Minnesota è attualmente al 50% di vittorie, che li proietta alla nona posizione nella Western Conference a tre vittorie dall’ottavo posto occupato dai Dallas Mavericks.
Kevin Love è senz’altro la moneta di maggior pregio della franchigia, poi c’è quel cecchino di nome Kevin Martin, senza dimenticare il muro di mattoni montenegrino Nikola Pekovic.
Infine c’è Ricky Rubio, il fattore-X di Minnesota a cui è legata la crescita cestistica della squadra, in quanto la sua definitiva consacrazione nel panorama NBA porterebbe i T-Wolves a primeggiare tra le grandi signore dell’Ovest.
In particolare sul play spagnolo si concentra l’attenzione di tutto l’ambiente. Se dal punto di vista delle geometrie di gioco Rubio è uno dei playmaker puri più efficaci in circolazione, le note dolenti riguardano le percentuali al tiro che ne fanno di Ricky un tiratore non così efficace come richiesto dagli standard NBA nel settore point guard.
Lasciando parlare le statistiche, rispetto a tre dei migliori playmaker in NBA il numero 9 di Minnesota paga dazio per l’appunto nelle percentuali al tiro:
Dati che trovano una loro rappresentazione grafica nei shootchart che riguardano i giocatori citati poc’anzi:
Mettendo insieme le informazioni provenienti dai dati statistici appaiono evidenti le carenze balistiche di Rubio rispetto ad alcuni dei migliori playmaker della lega.
Se però per un attimo si mettono da parte grafici e tabelle il quadro della situazione cambia. Difatti l’importanza di Rubio all’interno delle geometrie di Minnesota è fuori discussione ed il lavoro in tandem con Kevin Love sui pick n’roll esalta tutto l’ambiente (Adelman incluso che si è un po’ sbilanciato nell’associare il duo Rubio-Love alla grande coppia degli Utah Jazz del passato John Stockton-Karl Malone).
Tuttavia non vanno dimenticate le esigenze di bilancio, decisamente importanti per un mercato piccolo come quello di Minnesota. Infatti Love, la pietra angolare della squadra, ha dinanzi a se ancora due anni di contratto per oltre 30M$ ed è lecito pensare che alla scadenza possa puntare ad un max-contract oltre che ad un progetto tecnico in grado di monetizzare in anelli le sue statistiche da top player (sulle sue traccie vi sono già Knicks e Lakers). Ed è qui che entra in gioco Rubio: la sua crescita individuale può far accrescere sensibilmente le quotazioni del progetto Timberwolvers e scongiurare la partenza di un eccellente go-to-guy come Love (e poi la società dovrà affrontare anche il rinnovo dello spagnolo). Il tutto fornendo uno spettacolo godibile e che permetta di aumentare gli incassi ed il peso specifico della franchigia.
Senza caricare troppe responsabilità sulle spalle dello spagnolo si può dire che per Rubio e per i rampanti Timberwolves questa dev’essere la stagione della definitiva consacrazione nella Western Conference: con un Love sano ed efficiente, un Pekovic spigoloso quanto basta sotto le plance ed un pacchetto di esterni rapidi e precisi, i lupi hanno tutte le carte in regola per divenire una super potenza dell’Ovest, parola di Ricky Rubio.