Magazine Maternità
Fu probabilmente il primo evento al quale la mia generazione assistette, con vera partecipazione.
L'incontro tra Reagan e Gorbaciov, la caduta del Muro, me li ricordo bene, ma ero piccola per capirne a fondo importanza e conseguenze. So che da allora i russi smisero di essere i cattivi, anche nell'immaginario collettivo creato dal cinema ("ti spiezzo in due").
Ricordo benissimo gli attentati a Falcone e Borsellino, anche perché in quel periodo abitavo a Palermo.
Dieci anni fa ero a lavorare come hostess alla Fiera dell'oro di Vicenza.
Pesavo 46 kg (per come ragionavo allora, è un dettaglio importante).
Indossavo un tailleur blu elettrico, camicia bianca, foulardino giallo e blu, scarpe coi tacchi alti che sulla moquette della fiera erano una tortura.
Stavo tornando alla mia postazione dallo stand di un espositore indiano, dove avevo tradotto per lui una transazione di pietre preziose.
Pensavo che se avessi avuto un po' di tempi morti avrei potuto ripassare per gli esami imminenti: uno il 15 e l'altro il 17 settembre.
Mi sono fermata davanti alla sala stampa, dove tutti quanti stavano guardando gli schermi dei televisori. Ho visto il volto terreo di C., uno dei fotografi ufficiali della fiera, che di solito era sempre sorridente. Inizialmente non capivo: New York. Che è successo a New York? Un incendio nelle Torri Gemelle?
Nel tardo pomeriggio, molti espositori avevano già smontato gli stand, nonostante la fiera fosse appena iniziata. La nostra capa ci aveva invitato a restare calme e a non dare informazioni di alcun tipo, ma la voce si era già sparsa.
Quella sera vidi Mentana stralunato, vidi e rividi le immagini che sono rimaste impresse a fuoco nelle nostre menti. Quei corpi disperati che cadevano. Centinaia, migliaia di fogli di carta che volavano. La cenere che imbiancava le strade che al cinema avevo visto tante volte.
Seguì molto dolore. Ci sentimmo tutti un po' americani. Appendemmo le bandiere U.S.A. alle ringhiere dei balconi. Seguì una guerra sbagliata, come lo sono tutte le guerre, la fine di una dittatura e la fine della tolleranza nei confronti del "diverso" che ci eravamo illusi di avere.
Persino una grande scrittrice come Oriana Fallaci concluse la sua splendida carriera con la penna intinta nell'odio.
A dieci anni di distanza, cosa resta? Restano le migliaia di vittime del WTC e le famiglie che hanno lasciato.
Resta molta, moltissima retorica. Un po' di dietrologia.
Vale la pena parlarne e ricordarsene perchè dal giorno dopo il mondo, come lo avevamo conosciuto fino ad allora, è cambiato per sempre.
E' crollato il mito dello stile di vita occidentale.
E' crollata l'immagine cinematografica che avevamo della Grande Mela, fisicamente e simbolicamente.
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