A partire dal 30 giugno sarà possibile per i creditori dare il via alle procedure esecutive per recuperare 725 milioni di euro
Nei giorni scorsi, il Tribunale di Napoli ha rigettato la richiesta di pignoramento nei confronti di EAV, da parte di un consorzio di imprese, opponendo l’esistenza di un decreto governativo che blocca quei pignoramenti fino al 30 giugno prossimo. Pertanto, essendo la ratio di quello stesso decreto basata sulla messa in pratica del cosiddetto Piano Voci (che dovrebbe portare ad una totale rientro da quell’enorme debito), per i creditori è temporaneamente sospesa la possibilità di agire in via esecutiva per il recupero del proprio credito (come dovrebbe legittimamente essere). A prima vista, sembrerebbe una vittoria importante in vista della salvezza di EAV (azienda che raggruppa Circumvesuviana, Sepsa e Metro Campania).
Purtroppo, si tratta solo di una “pietosa” boccata di ossigeno visto che la scadenza del periodo di “esenzione” dalle procedure esecutive è comunque prossima. Infatti, il decreto – rinnovato con modifiche dal Governo Renzi – prevede come data-limite il prossimo 30 giugno (mancano solo una quarantina di giorni!!!) e non si vede come il Piano Voci possa, entro quella data, sortire effetti di portata così positivamente devastante da essere in grado di bloccare la giusta “ira giuridica” dei creditori (grandi e piccoli). Non deve passare in secondo piano, infatti, che tra le fila del consorzio, che ha visto (per ora) respingere la propria azione di recupero del credito, figura un’azienda, Ansaldo STS, che per la sua natura di impresa pubblica e per le dimensioni del credito vantato, fornisce un motivo ulteriore di seria preoccupazione ai manager EAV. Aver vinto il primo round, peraltro, rischia di diventare la classica “vittoria di Pirro”: il Consorzio vanta un credito di 49 milioni che, una volta scaduti i termini della anomala (e forse illegittima) “esenzione”, può bastare a mandare gambe all’aria il già traballantissimo bilancio EAV e costringere i pur riottosi manager a portare i “libri in Tribunale”.
Inoltre, a questi mega-creditori, spesso in grado di resistere al mancato recupero crediti, se ne aggiunge una foltissima schiera di medio-piccoli i quali, ben più deboli dal punto di vista economico-finanziario, allo scoccare del 1° luglio 2014, potrebbero decidere di presentare richieste di pignoramenti in massa. È vero, peraltro, che con molti di questi piccoli creditori è stato avviato da qualche mese un programma di chiusura del contenzioso – utilizzando i fondi del Salva-Imprese – ma le risorse disponibili e le modalità di liquidazione non sono in grado di allettare tutti i piccoli creditori.
Proprio per questo, l’Amministratore Unico di EAV, Nello Polese, conscio del pericolo ancora incombente, nel commentare la sentenza (solo momentaneamente favorevole) si è affrettato a fare opera di “captatio benevolentiae” nei confronti dei creditori, invitandoli a sopportare ancora per qualche mese, scongiurandoli di non farsi allettare dalla possibilità di operare esecutivamente a difesa dei propri diritti (finora ampiamente calpestati dalla decretazione di urgenza). In sostanza, il vecchio politico (lo ricordiamo “dimenticabile” Sindaco di Napoli nei primi anni ’90) ha dato fondo a tutta la sua pregressa esperienza e, invece di gioire stoltamente per la vittoria in una piccola battaglia, ha provato a irretire le possibili (anzi, probabili) future controparti in giudizio, sconsigliandone le sacrosantissime azioni esecutive con la velata “minaccia” che le stesse si rivelerebbero di fatto autolesionistiche, visto che a null’altro porterebbero che all’inevitabile conseguenza del fallimento di EAV.
Tutto ciò, prova indirettamente, ma in maniera incontrovertibile, che il famigerato Piano Voci altro non è che un sottile fuscello in un mare tempestoso, e non la inaffondabile scialuppa di salvataggio di cui favoleggiano gli affabulanti vertici EAV. Il Piano è paragonabile, invece, ad un guscio di noce pieno di falle perché, come ho più volte dimostrato, si basa su risparmi di spesa non ancora realizzati (e difficilmente attuabili) e su fantasiosi incrementi dei ricavi che si basano, al loro volta, su stime irrealizzabili. Ma quali i punti critici del Piano e le aree mai attuate? Ritengo si possa delineare una sostanziale incapacità da parte dei vertici aziendali ad attuare le proprie stesse deliberazioni rispetto:
• alla gestione clientelare e poco trasparente della riqualificazione del personale in esubero (molti riqualificanti restano tuttora a svolgere attività amministrativa);• ritardi ingiustificati nell’attuare il Piano Controlleria, da oltre un mese in fase di industriosa(?) elaborazione);
• la ancora inattuata nascita del “biglietto aziendale” che doveva partire un anno e mezzo fa e che secondo le previsioni del Piano Voci doveva portare ad un incremento notevole dei proventi da traffico;
• senza dimenticare che, come lo stesso Assessore Vetrella pubblica sui social-network, a tutt’oggi il materiale rotabile in circolazione è appena superiore ad un terzo della flotta complessiva a causa del “blocco” delle forniture di ricambi da parte di quegli stessi creditori a cui è stato imposto il blocco dei pignoramenti e che, per questo, legittimamente non si espongono ulteriormente. Carenza di materiale che si ritorce sulla qualità del servizio, rendendo impossibile qualsiasi ipotesi concreta di incremento dei ricavi da traffico.
E siccome il costo del lavoro diminuisce di importi irrisori, resta facile per chiunque (ma non per i fiduciosi manager EAV) capire che il Piano Voci non può produrre risultati (almeno non nei tempi previsti).
In tutto questo scenario catastrofico, vera anticamera del fallimento, emerge, però, un unico elemento – ma di peso rilevante, bisogna ammettere - a favore della strategia dei manager EAV. Essi, infatti, godono dell’appoggio totale ed incondizionato del Ministro dei Trasporti Lupi che si è notevolmente esposto in favore del salvataggio della fallimentare impresa campana e non sarà un caso, allora, che il suo Direttore Generale venga dato come ampiamente interessato alle sorti del Nuovo CentroDestra (NCD), formazione politica di cui il Ministro è notoriamente esponente di primissima linea. Insomma, un fallimento di EAV aprirebbe una “ferita insanabile” nel… cuore del Ministro e, quindi, presumibilmente ci si appresta ad un’ulteriore proroga della impignorabilità, nonostante la evidente compressione dei diritti dei creditori, molti dei quali, però, potrebbero essere stati “convinti” ad evitare le procedure concorsuali, accettando di riscuotere l’intero ammontare del credito (su cui peraltro non è stata mai compiuta una severa ricognizione) anche se dovesse avvenire in tempi ancor più diluiti, a causa dei limiti imposti dal Patto di Stabilità.
Per concludere, in un Paese normale, EAV sarebbe fallita da un pezzo ed il Commissario Liquidatore avrebbe provveduto a verificare liceità e congruità dei crediti vantati. Invece, utilizzando lavoratori e cittadini come “scudi umani”, si prosegue ancora nell’allegro balletto di tenere in vita un’azienda decotta, utile solo, così come è ora, a tenere in piedi il tessuto imprenditoriale del suo antieconomico indotto. Ma si sa l’Italia non è (e non sarà mai) un Paese normale…
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