Magazine Maternità
Per mia scelta, dopo mesi di riflessioni e ripensamenti.
Non me la sentivo di ricominciare a lavorare a tempo pieno, di qui a poche settimane.
La Purulla mi manca come l'aria dopo poche ore che non la vedo: dieci ore fuori di casa sarebbero state troppe.
Oltre a questo alibi, c'è l'allattamento (ancora a richiesta, naturalmente), le notti in bianco, gli acciacchi dei miei (non gravissimi, che però mi avrebbero impedito di lasciarla a loro senza ulteriori sensi di colpa), la mia tiroidite, l'incertezza di come sarei stata accolta al mio ritorno in azienda.
E adesso?
Non posso -economicamente, ma soprattutto per me stessa- permettermi di rimanere a casa a lungo, quindi inizia la ricerca di un lavoro part-time.
Cosa mi resta di questi ultimi sette anni da dipendente della "mia" ditta?
Un'amicizia vera. Grazie L., per come sei e per il tuo grande affetto. Ho letto il dispiacere nei tuoi occhi ieri mattina, quando sono venuta in amministrazione a portare le dimissioni. Non preoccuparti, non ti libererai di me tanto facilmente.
Tanti, tantissimi ricordi. Quando ho iniziato a lavorare lì, alla fine del 2004, mi ero laureata da nove giorni. Doveva essere un lavoro provvisorio, in fondo lavorare come segretaria non era la mia massima aspirazione. Poi ho iniziato a fare amicizia con i colleghi, il lavoro non mi dispiaceva affatto, e poi sono una persona abitudinaria.
L'anno dopo l'azienda ha cambiato sede, ci siamo trasferiti in una bellissima villa del Settecento, io mi sono sposata, se n'è andata la mia collega di scrivania che mi stava sulle balle ed è stata sostituita da una ragazza di cui sono diventata molto amica. Andavo al lavoro col sorriso, c'era da fare ma ero in buona compagnia. E poi i V.I.P. in visita, le feste, gli eventi, il film di Heather Parisi...
Gli anni sono passati sereni e tranquilli fino al 2009, quando l'azienda è entrata in crisi e molte persone (compresa la mia collega/amica) sono state messe in cassa integrazione. Da quando sono rimasta "sola", le giornate sono diventate sempre più lunghe e faticose, e l'idea di rientrare in quell'ambiente dopo la maternità mi era sempre più spiacevole.
Ora sento il bisogno di "fare" qualcosa oltre all'essere mamma. Resta solo da capire cosa.
La mia migliore amica (grazie, cara B.) mi ha incoraggiata con una frase di Mark Twain: "Tra vent'anni sarai più deluso dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna".
E' il momento di sognare e cercare di mettere in pratica i miei sogni. Ripartendo da me.
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