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Ecco il mio intervento alle giornate degli Outsider.

Creato il 15 ottobre 2012 da Daniele7

Ecco il mio intervento alle giornate degli Outsider.

Ieri sono intervenuto alle giornate degli outsider (in alto la foto con uno dei promotori di Zero positivo Lorenzo Castellani). In chiusura, dopo che hanno parlato tutti, giovani e meno giovani, dopo che si è parlato di Bersani e Berlusconi, Vendola e Grillo, Casini, Fini, di Montezemolo e di Giannino, delle strette e delle larghe alleanze, di chi pensa solo alle prossime elezioni, il mio intrervento è stato forse superficiale e banale, ma credo indirizzato ai principi di cambiamento di Zero positivo. Non ho voluto parlare dei politici o degli sprechi della politica, ma ho voluto lanciare dei messaggi ai partiti, all’Italia e ai giovani.

Poi in 5 minuti non è facile dire tutto. Io sono stato preciso. Spero leggero ed esatto.

Sono partito parlando della politica. Una mia cara amica, coetanea (26 anni), su facebook scriveva: “La politica italiana mi sta privando del mio diritto di voto”. Che significa? Significa che lei, talmente amareggiata dalla situazione politica nazionale attuale, rinuncerebbe ad un diritto fondamentale dell’uomo come il diritto di voto. Per commentare questa frase analizzerei un sondaggio che ho letto recentemente, in base al quale circa il 60% degli italiani, dai 18 ai 60 anni, tra un Governo politico e un Governo tecnico, composto da persone competenti, anche se non direttamente elette dal popolo, ma in grado di fare delle scelte, anche impopolari, preferiscono il Governo tecnico.

Ora, io sono “montiano”, ma non sono d’accordo con questa risposta. Io non voglio il Paese Italia commissariato a vita. Voglio scegliere i miei rappresentanti politici. La soluzione non è cancellare i partiti. La soluzione è migliorarli. Tra le critiche che muovo, quella che i partiti non sono composti totalmente da persone competenti. Ci sono quelli competenti e quelli meno competenti. Ecco, abbiamo sopportato per anni ciò. Adesso basta! Se tu sei bella, parli tre lingue, hai una laurea in igiente dentale e il tuo sogno è quello di sfilare per un marchio di costumi da bagno, non puoi ricoprire un incarico politico. Ecco l’ho detto!

E poi i partiti hanno smesso di essere il filtro tra il popolo e le istituzioni. Non fanno gli interessi della collettività, bensì i partiti in Italia sono un insieme di persone che pensano solo ai propri affari. Fiorito docet.

Il lavoro. In Italia la disoccupazione è al 10%. Di questo 10%, il 30% è disoccupazione giovanile. Di questo 10%, il 70/80% percento sono giovani laureati. Laureati significa che possiedono un titolo di studio riconosciuto da una Università, una Accademia, che è il luogo di alta cultura e formazione per eccellenza. Quindi o svalutiamo il titolo oppure c’è qualcosa che non va. In Italia le aziende non assumono, falliscono, chiudono e quelle che sono in attivo trasferiscono la produzione all’estero. Lo Stato non investe sulla ricerca, non incentiva i giovani e non supporta i progetti innovativi, alza le tasse, si lascia schiacciare dallo strapotere dell’alta finanza internazionale e accumula debito pubblico. Occorre cambiare questo trend altrimenti troveremo giovani disoccupati che diventeranno vecchi disoccupati, oppure giovani laureati in Giurisprudenza che fanno i camerieri, lavoro nobile ma incompatibile con la loro formazione, le loro competenze e la loro professionalità.

Ricambio generazionale. Sabato sono stato ad un matrimonio e il prete, un giovane di 35 anni, ha raccontato – con un linguaggio moderno – la parabola di quando in quel tempo – durante un banchetto – la madre di Gesù disse al figlio: “E’ finito il vino”. E Gesù prese l’acqua e la trasformò in vino. Ora, ognuno è libero di credere o meno alla fede e alla forza del miracolo, ma è importante anche come si affronta la storia, come la si racconta. Il ministro del Signore non era un vecchio, era giovane e ben consapevole della platea e tempo nel quale si trovava. Come nella Chiesa, anche nella politica se un rappresentante ha 75 anni, non è in grado di comprendere le mie esigenze, quelle del lavoro e della disoccupazione giovanile. Il vecchio della politica ha dato certamente un prezioso contributo per 20, 30 anni, ma adesso è giunto il momento di farsi da parte. Un politico mesi fa mi disse: “Rottamateci, sono il primo pronto a fare un passo indietro, ma – e lo disse provocatoriamente - non vedo molti giovani competenti, determinati, convinti, pronti a scendere in politica“. Bene questo personaggio non era presente durante queste giornate degli outsider, perchè altrimenti ne avrebbe visti tanti.

Ora, e concludo, io dico che la nostra generazione vuole impegnarsi per contribuire alle scelte che determineranno il nostro futuro. Perchè il futuro appartiene a noi. Quindi noi non vogliamo fallire per gli errori dei nostri padri. Non vogliamo fallire per colpa di altri. Vogliamo fallire per nostra colpa o avere la possibilità di cambiare davvero, di riuscire, di vincere, per nostro merito.

 


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