Magazine Religione

Ecco la strategia: staccare i fedeli dalla Chiesa cattolica

Creato il 10 marzo 2012 da Uccronline

Ecco la strategia: staccare i fedeli dalla Chiesa cattolicaDopo vent’anni di attacchi diretti alla fede da parte di Odifreddi & amici, il Paese è rimasto fortemente cattolico e religioso. Urge quindi un cambiamento di piano, ed è più complesso: lo ha mostrato Corrado Augias, invitato una settimana fa da Gianluigi Nuzzi nel suo programma televisivo “Gli Intoccabili” per commentare le parole del famoso presunto “corvo” del Vaticano. Sorprendentemente il furioso laicista ha dichiarato più o meno così: «bisogna distinguere le cose: la Chiesa del potere e quella dei fedeli, che fa tantissimo bene alla società». Per chi conosce Augias, è una clamorosa novità.

L’intenzione nascosta è quella di staccare i fedeli dalla Chiesa, farli vergognare di essa, demoralizzare l’appartenenza ad una comunità, aggredire mediaticamente i movimenti ecclesiali (Opus Dei, CL, Legionari ecc…), inducendo così una fede personale, individualizzata e quindi più debole. Protestantizzare i cattolici, in poche parole. A “loro” conviene: da una parte è una fede facile da (far) abbandonare (si genera inevitabilmente un lento scivolamento verso il nichilismo e l’agnosticismo, oggi, ad esempio1 pastore protestante su 6 è ateo, pensate i fedeli!) e soprattutto completamente assente dalla vita pubblica e innocua su tematiche bioetiche, anzi “adulta” e quindi addirittura favorevole al pensiero radicale e progressista (che governa il potere mediatico) e contrario a quello della Chiesa. Non è complottismo, ma pare davvero essere quel che sta sotto all’opprimente anticlericalità a cui assistiamo oggi (incredibile spazio mediatico ai teologi dissidenti; bufale anticlericali; gonfiamento del caso pedofilia; appositi fraintendimenti delle parole del Papa; sproporzionate campagne contro ICI, 8×1000, IOR; esaltazione di ogni dissidio interno al Vaticano, moralizzazione continua sul fatto che il Vaticano agisce contro al cristianesimo ecc.).

Occorre dire che la tattica è efficace, almeno secondo la fotografia scattata dalla quarta indagine sui valori degli europei, i cui risultati sono contenuti nel volume «Uscire dalle crisi. I valori degli italiani alla prova» (Vita e Pensiero 2011) curato dal sociologo Giancarlo Rovati. Il 78% della popolazione italiana maggiorenne – si legge – si riconosce nella fede cattolica e soltanto due italiani su cento si professano di altra religione (3% in meno rispetto a dieci anni fa). Un dato molto alto, ma le contraddizioni cominciano sui temi dottrinali, etici e morali legati alla fede cattolica. Solo il 20,1% risponde affermativamente all’esistenza di una sola religione vera, quella cattolica. Ad essi si aggiunge un 26% il quale ritiene che «anche le altre religioni contengono elementi di verità». Per un 40,6% «non c’è una sola religione vera, ma tutte le grandi religioni contengono alcune verità fondamentali». Si capiscono meglio ora i continui richiami contro il relativismo del Pontefice?

Crescono in dieci anni coloro che affermano di essere religiosi (dall’82,5% all’84,2%), tra chi si dichiara praticante si arriva al 75,5%. Nel paradiso tra i praticanti però ci credono il 70,5% e nell’inferno il 58,3%, mentre tra chi si dice semplicemente religioso scendiamo al 60,6% e al 49,7%. Vi è addirittura un 17,1% di praticanti che crede nella reincarnazione! Gli autori non tirano però conclusioni affrettate: «Questo processo»– si sottolinea nella ricerca – «non porta necessariamente a posizioni di individualismo in campo religioso, né sta portando a una progressiva irrilevanza della dimensione religiosa, ma a un diverso modo di rapportarsi a essa. Basti pensare che, nonostante si registri un calo in percentuale negli ultimi dieci anni su molti indicatori di religiosità istituzionale, non risulta diminuire l’importanza che le persone danno alla religione nella propria vita (il 71% dice “molto” o “abbastanza” importante)». Non c’è nessuna secolarizzazione in atto, sottolineano, e «la partecipazione alle funzioni religiose negli ultimi quarant’anni è pressochè stabile, oscillando attorno al 30%».

Il processo crescente di individualizzazione del credere è però evidente e, come abbiamo affermato all’inizio è la strategia portata avanti dagli avversari della fede religiosa. Per ora, dicono i ricercatori, questo «non coincide con un generale deprezzamento dei valori religiosi, spirituali e morali». Ci piace l’ottimismo di “Avvenire”, secondo cui questo è il terreno da cui ripartire per una nuova evangelizzazione, che però riavvicini le persone non tanto ad una fede individuale, ma alla Chiesa cattolica.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :