È finita. Forse. Non c’ero, ero piccolo, ma le cose che stanno succedendo in questi giorni mi ricordano, troppo, venti anni fa. Allora era Mani pulite a mandare a casa un’intera classe dirigente, perché nulla cambiasse. Ora sono i mercati a mandarla a casa, perché nulla cambi?
Mi sento un po’ solo di fronte all’abisso. Come ho scritto pochi giorni fa, non pensiamo che tutto sia passato. Ci attendono giorni duri, un risanamento e un ripensamento del sistema italiano che provocherà sofferenze. E il berlusconismo, no, non si manda a casa con un voto parlamentare. E non lo mandano a casa neppure i mercati. Quello c’è, e ce lo terremo almeno per i prossimi vent’anni. Sono berlusconismo (o scilipotismo) anche gli antiberlusconiani dell’ultima ora, neanche fosse il 25 aprile.
Tocca a noi, andiamo ripetendoci. Ne sono contento, e sono sicuro che le persone del Partito Democratico siano le uniche a poterci tirare fuori da questo casino. Allo stesso tempo ho paura. Trovo ancora una somiglianza con i primi anni novanta. Anche questa volta abbiamo la porta spalancata, siamo da soli in area di rigore, abbiamo messo su un’allegra macchina da guerra. Proprio come nel 1994, quando arrivò un tizio. Uno che con la politica non aveva nulla a che fare (sì, ciao), uno che prometteva di rimettere tutto a posto, gestendo il Paese in maniera efficiente come un’azienda (sì, ciao), uno che mandava a casa i vecchi parrucconi della politica (sì, ciao). Beh, ecco perché ho paura.