Ecco perché l'inverno andrebbe abolito.
Creato il 02 dicembre 2011 da Lbetti
@LBetti_
E' già dicembre. Siamo ufficialmente nel mese ignorante dell'anno. Quello dove tutti diventano pazzi per cercare i regali perfetti, che si presuppone siano proporzionati all'affetto che si prova per il ricevente e sperare ardentemente che quest'ultimo faccia lo stesso con noi. Ma che stanchezza, che sonnolenza, che logorio, che rogna. Comunque sia, l'inverno andrebbe abolito. Per sempre. Ho molteplici motivi che mi inducono a portare avanti questa tesi e a difenderla con il sangue. In più sono sicura che mi darete ragione, perché è evidente che io ne abbia da vendere. Bene, a dicembre inizia l'inverno e in questa parte del mondo è freddo. Avrei da ridire anche su questo, visto che col piffero che l'inverno arriva il 21 dicembre, infatti comincia non appena metti le canottiere nelle scatole del cambio di stagione, altroché. Fa un freddo cane, umido, penetrante e antipatico. Un freddo sborone, che prima ti guarda dall'alto in basso e poi entra all'interno di ogni minima parte del tuo corpo per abbandonarti solo verso giugno. Io metto sulle spalle il plaid verso il 20 settembre e lo tolgo a maggio e poi mi succede di chiudere le porte e lasciarcene metà in mezzo e sfracellarmi al suolo, cadendo di faccia. Può succedere, state attenti, io l'ho provato e vi posso assicurare che non sapevo se piangere dal dolore o dal colpo inferto alla mia autostima. Che imbranata. E poi d'inverno ci sono le cioccolate calde. Lo so cosa starete pensando, "mmh, una bella cioccolata calda, cremosa, densa" e invece quasi sempre è latte color cioccolato ma con la stessa densità dell'acqua in una pozzanghera. Ecco perché al massimo io bevo il tè o la camomilla, perché non fan sorprese, son sempre uguali e non ti aspetti niente da loro. Sono un po' figli di un Dio minore, ecco, ma danno quella sicurezza che non ti da molto altro nella vita. E poi c'è la nebbia, che è una piaga senza senso. Ma cos'è la nebbia? Una nuvola che si forma a contatto col suolo. No, ditemi il senso di tutto questo. Le nuvole devono stare in cielo a prendere forma di animali buffi e far sognare gli innamorati, mica a ridurre la visibilità e creare disagio alla gente. Secondo l'organizzazione meteorologica mondiale l'espressione nebbia si applica quando la visibilità è inferiore ai mille metri. Un chilometro. Siete mai stati qui dalle mie parti, nella bassa bolognese? Ecco, qui la visibilità sei fortunato se ce l'hai a 4 centimetri, altroché un chilometro. Ma magari. Dopo la nebbia sapete cosa c'è? La neve. Che bella, vero? Bella una fava. La neve è una spina nel fianco, una maledizione che se esiste qualcuno lassù ci manda per punirci. E' acqua gelata che scende dal cielo. Tipo la grandine, solo più soffice. Siete contenti quando vi grandina sull'automobile? No, io non credo. E allora perché siete felici se nevica? Si forma il ghiaccio sulle strade e la gente si ammazza anche solo per andare a compare il pane. Alla fin dei conti la neve è solo un metodo applicato dalle divinità per sfoltire un po' la popolazione, eliminando persone a casaccio, e non datemi torto. Ditemi se siete contenti di metterci sei ore e mezzo per fare venti chilometri. La gente si esaurisce, da di matto, lecca i vetri delle macchine per sghiacciarle perché perde la ragione. E poi io che sono scoordinata, cado sul marciapiede perché si sa, i marciapiedi sono terra di nessuno e non li puliscono mai, non li spalano e ci mettono il sale solo se si ricordano. Che ansia. Poi arrivano le feste, che male di vivere. Dall'8 dicembre ci si rimpinza come maiali di cibi unti, grassi, pieni di zuccheri in quantità abominevoli e sembra che tutto ciò non finisca mai ed è un'agonia che si protrae almeno fino al 6 gennaio. In mezzo a questo lasso di tempo ci si deve anche sbattere per fare l'albero di Natale e per chi si odia di più c'è anche il presepe e le lucine all'esterno delle proprie abitazioni. Avendo già ampiamente espresso il mio parere in passato a riguardo di decorazioni e addobbi vari (qui) e di regali (qui), vi regalerò una chicca. "Nell'era precristiana, mentre il solstizio d'inverno si avvicinava e le piante morivano, i pagani portavano ramoscelli di sempreverdi nelle loro case come incantesimo benevolo, volto a proteggere le linfe vitali delle piante fino alla primavera. Questa usanza è stata poi fatta propria dai popoli del Nord Europa e alla fine è diventato l'Albero di Natale". Se sapete di chi sono queste parole, sappiate che avete appena conquistato la mia stima e vi aspetta gloria eterna, al contrario, se non lo sapete sarà il caso che rimediate e vi facciate una cultura su Sheldon Cooper che, per inciso, è l'uomo della mia vita. D'inverno, nonostante qualcuno la pensi diversamente, è necessario farsi la doccia. Per me è un trauma ogni volta. Bisogna spogliarsi e saltellare sotto l'acqua che, o è gelida o così bollente da ustionarsi. Io tutte le volte che faccio la doccia penso a Rose e Jack su quel pezzo di legno e mi sento un po' peggio di loro, ve lo giuro. Che poi a dir la verità non è mica il "durante" che è difficile, ma sono il prima e il dopo. Quando hai l'accappatoio addosso e qualcuno apre la porta del bagno e lo spiffero ti colpisce come una frustata di un domatore, solo un po' più violenta. Inoltre, d'inverno bisogna mettersi molti abiti addosso per proteggersi dal freddo furbo, quello che entra dall'unico angolo di canottiera che è uscita dalle mutande e mette l'epidermide a contatto con l'aria ghiacciata. Molti abiti per me ha un solo termine: cicciabomba. Sì, perché mi metto così tanti strati di vestiti che a guardarmi sembra che mi abbiano farcita. Tra l'altro, povero il mio fidanzato, a cui tocca assistere alla mortificazione della sensualità, avendo al suo fianco ogni notte me medesima, vestita come una senzatetto, con i pantaloni del pigiama nei calzini, il body di caldo cotone, la maglia del pigiama infilata nei pantaloni e se è molto freddo con il pile sbiadito sopra tutto quello che ho appena elencato. Se poi ci mettiamo l'apparecchio di mantenimento e gli occhiali da vista, non è che non si possa apprezzare il suo sforzo immane nello starmi vicino. Anzi, glielo voglio proprio dire. Grazie, che mi sopporti anche se sono una squilibrata. Grazie anche a voi, sopratutto se firmerete quando aprirò la petizione ufficiale per abolire l'inverno.
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