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Ecco tutte le tasse del governo Renzi

Creato il 27 giugno 2014 da Capiredavverolacrisi @Capiredavvero

“È urgente intervenire per contenere l’elevata pressione fiscale che è ostacolo al ritorno a ritmi di crescita in linea con i partner internazionali”. Con queste parole il ministro dell’Economia del governo Renzi, Pier Carlo Padoan, ha recentemente evidenziato la necessità di abbassare le tasse per rilanciare l’economia nel nostro Paese.

Non possiamo essere che contenti di queste dichiarazioni del ministro dato che abbiamo già sottolineato in passato come il taglio del carico fiscale sia assolutamente prioritario per rilanciare l’economia e i consumi nel nostro Paese. Ma, come gli italiani hanno ormai imparato, gli annunci e le parole non sempre coincidono con la realtà dei fatti.

Tasse su case e servizi comunali

Dal 17 febbraio, giorno dell’insediamento dell’attuale governo, le nuove tasse imposte da Renzi, compreso l’aumento del bollo auto al 12% non ancora definitivo, sono già arrivate in “doppia cifra”. Pronti, via, ed ecco la prima tassa. Pochi giorni dopo l’insediamento infatti ecco arrivare l’Imu sulle seconde case che arriva in alcuni casi, per categorie come gli immobili storici, ad avere rialzi fino al 700%.
A seguire il governo Renzi dimostra alla luce del sole come le coperture siano minime e che a sgravi o tagli da un lato, corrispondano aumenti da un altro. Infatti, in vista del decreto “salva-Roma”, molti sindaci italiani si vedono costretti ad aumentare la tassa sui servizi indivisibili, Tasi, dell’0,8%, con la conseguenza diretta, come riporta uno studio del sindacato Uil, che quasi il 53% delle famiglie versando l’F24 si è trovata a pagare più dello scorso anno.

Tasse su risparmi e conti correnti

Con l’arrivo di marzo l’andazzo non migliora. Nei primi giorni del mese è il turno delle rendite finanziarie, con il prelievo che passa dal 20 al 26%. Venduta dal marketing governativo come una tassa sulla finanza improduttiva, in realtà somiglia più ad una tassa sul risparmio. Questa infatti riguarda anche i conti correnti e altri portafogli (tranne i titoli di stato) e di fatto porta le imposte e le tasse complessive sul denaro investito in media al 35%, con picchi superiori al 40%. Anche i fondi pensione non sono stati “risparmiati”, con la trattenuta che versano allo Stato sui rendimenti maturati che passa dall’11 all’11,5%.

Su risparmi e conti correnti dal governo Renzi arriva un’altra tassa, un po’ nascosta ma che si farà sicuramente sentire. L’imposta di rivalutazione delle quote di capitale di Banca d’Italia, è stata venduta da Renzi come la tassa sulle banche, anche se come già accaduto in passato, questa tassa molto probabilmente verrà riversata dagli istituti bancari agli sportelli, cioè sui cittadini, che finiranno per pagare di più servizi e commissioni.

Slittamento detrazioni Irpef

Brutte notizie per molti lavoratori arriva dal lato Irpef. Se la notizia degli 80 euro ha rallegrato i lavoratori dipendenti, lo slittamento delle detrazioni del 2013 ha lasciato in bocca un gusto amaro a molti. Da quest’anno tutti i lavoratori che avranno accumulato detrazioni fino a 4.000 euro nel 2013, non li troveranno in busta paga ma dovranno aspettare il 2015 per vederseli riconosciuti. Inoltre l’accreditamento delle detrazioni non avverrà più direttamente ma si dovrà aspettare un bonifico dalla Agenzia delle Entrate.

Le motivazioni sono sempre da ricercare in un fisco più giusto e la lotta all’evasione, ma in molti credono che sia una mossa dell’erario per guadagnare tempo, la legge di Stabilità prevede infatti tempi molto lunghi per la verifica che l’Agenzia potrà fare entro sei mesi, cioè entro il gennaio del 2015. Inoltre, nel provvedimento manca un limite entro il quale l’Agenzia dovrà inviare il bonifico al destinatario. Visto come funziona il fisco italiano, il rischio di attendere per mesi non è probabile.

Altre tasse e balzelli vari

Oltre alle tasse già citate bisogna aggiungere tutte gli aumenti di balzelli e accise previsti dal governo Renzi:

  • aumenta il costo per il rilascio del passaporto che passa dai 40,29 euro ai 73,50 euro, a cui bisogna aggiungere il costo del libretto;
  • dal 1 ottobre aumenta di 1 euro al pacchetto il rincaro sulle sigarette;
  • aumenteranno le accise sulla benzina, previste sia nel decreto “taglia bollette”, sia nel Dl Irpef, dove a fronte di un gettito minore ai 650 milioni di euro che le imprese dovrebbero versare allo Stato, quest’ultimo sarebbe costretto ad alzare le accise per non aumentare il deficit;
  • aumento delle tasse di circa il 500% sull’acquisto di dispositivi dotati di memoria digitale, quando compreremo uno smartphone o un tablet pagheremo dai 3 (dispositivi fino a 8 Gb) ai 4,80 euro (32 Gb) per il diritto d’autore contro gli appena 0,9 previsti fino a ieri per i telefonini.

L’Italia ha toccato percentuali scandinave, il 44%, di entrate fiscali e tributarie, piazzandosi al terzo posto in Europa per aumento di pressione fiscale, dietro solo a Cipro e Malta. A dispetto delle recenti dichiarazioni, il governo Renzi dal suo insediamento ha aumentato alcune tasse e ne ha inserite di nuove, quando invece ne andrebbero abbassate alcune ed eliminate altre, come indica la nostra riforma, per rilanciare i consumi e di conseguenza l’economia.

Twitter: @MarioGrigoletti


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