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Edilizia : La protesta dei caschetti gialli e rossi

Creato il 12 aprile 2013 da Maurizio Picinali @blogagenzie

Ieri migliaia di caschetti gialli di sicurezza hanno invaso piazza Unità d’Italia a Trieste a simboleggiare la grave crisi dell’edilizia. Di questi, 5.000 caschetti sono rossi. Tanti quanti sono i posti di lavoro che il settore ha lasciato sul campo.
Come già era avvenuto a febbraio a Milano a Piazza Affari, davanti al palazzo della Borsa, anche in Friuli Venezia Giulia la protesta organizzata degli edili di confindustria (Ance) mette a confronto finanza ed economia reale. Borsa Valori e cantieri. E ancora operai edili, ma anche progettisti, indotto e fornitori davanti al palazzo delle Assicurazioni Generali.Edilizia : La protesta dei caschetti gialli e rossi
Una contrapposizione? Solo nei simboli, perché a Trieste servizi, finanza e assicurazioni sono una realtà solida, di valore e molto radicata nel territorio. Ma i caschetti sono lì a testimoniare, come più volte ha sottolineato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che di sola finanza non si vive. Occorre ripartire dalla manifattura. “E il capoluogo friulano di manifattura ne ha già persa troppa, scendendo dal 13 per cento delle sue attività economiche sino al 10” testimonia il presidente della Confindustria triestina Sergio Razeto.Edilizia : La protesta dei caschetti gialli e rossi
Il lavoro non si trova
Ha dunque un bel dire il presidente del Fmi Christine Lagarde che non c’è ripresa senza lavoro. Se l’industria manifatturiera piange, l’occupazione langue. E proprio sull’occupazione, persino in Friuli Venezia Giulia, tutti i parametri e le aspettative degli imprenditori restano negativi. “Le previsioni per i prossimi tre mesi raccolte tra gli imprenditori friulani, restano fosche soltanto per quel che riguarda l’occupazione. Nessuno assumerà, riassorbirà personale. Difficile che venga creata nuova occupazione” spiega Daniele Marini, direttore della Fondazione Nord Est. E ormai lo sanno anche i bambini di prima elementare: senza lavoro non ci sarà ripresa dei consumi e dell’economia interna.
“D’altronde, finché tutti i parametri (ordini, produzione, attività impianti) restano negativi, difficile che accada diversamente” continua Marini “anche se, a dire il vero, dai nuovi dati sembra che la caduta violenta si sia arrestata e l’export resta la vera ricchezza dell’industria locale, sostenuto con prodotti tailor made, tanta innovazione e buon senso”. Vale a dire? “Alla maggiore competitività delle imprese estese, i friulani hanno risposto riducendosi i margini. Cioè rinunciando a un po’ di guadagno”.
Le ragioni della protesta
In Friuli il distretto del mobile arranca, l’occhialeria e la coltelleria pure. Le pmi sono in difficoltà “Ma è soprattutto l’edilizia la vera emergenza, perché anche se non lo si dice mai, è l’edilizia a trainare moltissimi settori manifatturieri” sottolinea Valerio Pontarolo, vicepresidente degli industriali friulani e presidente dei costruttori. “Senza costruzioni non si vendono mobili, interruttori, fili della luce e rubinetterie. Non lavorano operai, manovali ma anche ingegneri, progettisti, produttori di mattoni e altri materiali e l’80 per cento delle ricadute economiche di questo settore resta sul terriotio”.
Il quadro è fin troppo chiaro. In Friuli l’edilizia conta 2mila imprese per un totale di 10mila posti di lavoro. Considerando l’indotto, si arriva a quasi 50mila addetti “e questo significa che in Friuli una persona su dieci ha a che fare con l’edilizia” continua Pontarolo “Dal 2008 a oggi abbiamo già perso 5mila posti di lavoro e più di 800 aziende, e se la situazione non cambia, sarà anche peggio. Possiamo permettercelo?”.
La protesta di piazza Unità d’Italia coincide con gli Stati generali dell’edilizia. Una chiamata urgente in vista delle elezioni di fine mese, quando i friulani voteranno per il rinnovo della giunta regionale oggi guidata da Renzo Tondo e travolta da uno scandalo sui rimborsi spese dei consiglieri. “Abbiamo preparato un documento chiedendo interventi chiari e concreti, attuabili. Pensati in modo tale da non prestarsi ad eventuali scuse dei politici” continua il presidente “Sburocratizzazione, ad esempio. Introducendo la regola del silenzio assenso per sbloccare i provvedimenti e le autorizzazioni. Non è possibile che per un cantiere che dura tre anni se ne debbano passare sette a fare carta nei vari uffici pubblici prima di poterlo avviare”.
Tratto da Panorama.it 11 Aprile 2013


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