Effetto boomerang

Il giochino al rialzo su “chi rinfaccia di più a chi” cela quasi sempre un effetto boomerang. Ieri Ffwebmagazine – e non solo loro – ha riesumato un vecchio articolo (protagonista Sircana, ricorderete la storia) con cui Il Giornale faceva la morale agli uomini politici e alle loro bizzarre abitudini, argomento – si affermava allora – assolutamente di dominio pubblico. Il Giornale aveva ragione all’epoca e torto oggi quando prova a difendere l’indifendibile. Ma succede – con una tempistica, oseremo dire anche in questo caso, ad orologeria – che il ministro Frattini si presenti al Senato per rispondere celermente ad una interrogazione parlamentare mostrando alcuni documenti provenienti da Santa Lucia che attestano come il proprietario della famigerata casa di Montecarlo (un tempo di An) sia Giancarlo Tulliani, cognato di Fini (per la Procura di Roma le carte sono irrilevanti, ma questa è un’altra storia). La conseguenza, ovvia, è che nelle ultime ore, tanti berluscones – e non solo loro – senza perdere tempo hanno ricordato le parole di Fini pronunciate qualche mese fa: “E se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la presidenza della Camera. Non per personali responsabilità, che non ci sono, bensì perché la mia etica pubblica me lo imporrebbe”. Mettiamola in questo modo, piuttosto. Nessuno reclama un’opera di resipiscenza, che in Italia è arte per pochi eletti (ma qualcuno là fuori, finanche tra gli ultrà, dovrebbe esigere uno sforzo benché minimo). In compenso, però, dell’uno – Berlusconi – c’è più di una ragione, politica e morale, per pretendere le sue dimissioni. Del secondo – Fini – c’è più di una ragione, soprattutto politica, per auspicarne le dimissioni.