Di giovane c'è sempre il solito movimento - tweet, IPad, battute, film, interviste a mensili patinati, che però da giovanili che sono si trasformano sempre più in giovinate dell'immagine, mentre il premier politico invecchia a vista d'occhio. È in atto un effetto Dorian Gray per Matteo Renzi, fra l'entusiastico leader del cambiamento e lo statista già un po' appesantito che si disvela in questi primi giorni.
...ggiovani imbolsiti...
Il contatto del mirabile ragazzo con la realtà è parso duro fin dai primi attimi, rovinati dalla sfortunata coincidenza fra il primo weekend di governo e la peggiore crisi militare in Europa da un paio di decenni. La cautela lì si è vista subito - né tweet né messaggi al popolo e nemmeno mediatici affacci. Un cautissimo silenzio ha avvolto il di solito loquace governo. Riserbo da prudenza - il vertice fra premier e i due ministri,
Difesa ed Esteri, è arrivato solo alla fine della domenica, buon ultimo dopo che tutti, Onu, Nato, americani ed europei si erano già espressi sull'operato della Russia. E anche con tutta la cautela usata, la nostra posizione è stata così poco chiara fra Putin e il resto del mondo che abbiamo dovuto precisare e poi precisare sulla precisazione, per dire che siamo ancora in campo occidentale.
Non che tutto questo sia stato sia colpa del governo. L'Italia è da anni nella singolare posizione di essere con il portafoglio a favore di Putin e con le idee a favore dell'Occidente. Quando c'era Berlusconi questa divaricazione la sinistra italiana l'ha cavalcata fino al grottesco (ricordate il "lettone di Putin"?). Ne ha fatto le spese, anche se in forma minore, Enrico Letta, unico leader occidentale presentatosi a Sochi a dispetto delle "buche" date a Putin dagli alti leader occidentali. Renzi però ha avuto la sfortuna di trovarsi a confrontare la nostra singola più difficile questione di politica estera, appena ha cominciato a camminare. E lì abbiamo subito visto un altro Renzi, quello che, di fronte al primo bagno di realtà, ha cominciato a virare verso le sponde sicure della politica e dei ruoli tradizionali, per subito rifugiarsi con educazione sotto la tutela del presidente della Repubblica: cappottino grigio e aria seria, all'inizio dell'anno accademico dei nostri Servizi Segreti, un passo indietro al Presidente, ha pronunciato ai vertici della nostra intelligence un discorso scritto.
Dalle mani in tasca al discorso preparato (è arrivato finalmente nello staff qualcuno che scrive?): una vera e propria educazione sentimentale per il nostro premier, potremmo dire. Senonché, la vecchiaia in politica non è certo quella dei modi (e chissene delle mani in tasca), ma della sostanza.
Ed eccoci qui, a pochi giorni dall'inizio dell'era del ringiovanimento italiano, a prendere atto di una tripla mossa di illusionismo parlamentare. Quell'Italicum il cui pirotecnico passaggio è stato fin qui la base per giustificare l'arrivo al potere senza voto del Premier, proprio quell'Italicum eccolo cadere e rinascere modificato in altra forma e in altri scopi ancora prima che arrivasse in discussione alla Camera. E con un accordo ancora una volta fatto senza nessun ruolo dei parlamentari, ma per vie dirette fra il premier stesso, Alfano e Berlusconi.
Pratica molto tradizionale, non vi pare?, questi rapporti fra vertici di partito. E non mi dite che si è sempre fatto così perché questo è esattamente il punto: Renzi aveva promesso a tutto il paese di rottamare la vecchia politica, di cambiare il modo di far funzionare il paese, per questo ha vinto le primarie. La soluzione finale di questi accordi è stata - e non sorprende - la produzione di una di quelle immaginifiche formule tanto in voga in tutte le nostre varie repubbliche: una legge elettorale che vale solo per una camera "tanto il Senato lo dobbiamo abolire", un "Italicum a metà" che degnamente può compararsi all'audacia intellettuale delle "convergenze parallele".
La parola ora torna, come sempre, ai costituzionalisti. Ma davvero vorrei capire se sia sensato, ancora prima che legittimo, fare una riforma a-la-carte, per un elettorato sì e un altro no. Dal punto di vista politico il risultato però è chiaro. L'Italicum a metà salva molti interessi. Renzi nel giorno della approvazione potrà dire di aver mantenuto la promessa ed di aver fatto la "rivoluzione" di una nuova legge elettorale. Ma, se per andare al voto si dovrà poi aspettare la abolizione del senato, cambiando la Costituzione, ci andremo sicuro molto in là. Il più in là possibile - quel 2018 cui il giovane Renzi ambisce diventa così un arco possibile di legislatura.
È un bellissimo salto mortale, una splendida manovra parlamentare per ottenere tutto e non pagare prezzo. Il sogno, insomma, di ogni leader politico da quando la politica ha cominciato a camminare. Renzi si conferma così ogni giorno un po' di più un leader tradizionale. Dopo aver promesso di cambiare il sistema, rottamare la vecchia politica, è arrivato al potere senza il voto, per poi prolungare a colpi di manovre parlamentari la sua permanenza in questo potere. I renziani che hanno creduto in lui, i cittadini che gli hanno dato fiducia (io tra questi) sono (siamo) contenti?
(Fonte: Lucia Annunziata - The Huffington Post)
(Credits: Segnalato da Nonna Mana)
Cara Signora Annunziata,
benvenuta fra di noi. Noi comuni cittadini che - pur non disponendo delle sue attrezzature culturali e giornalistiche - di chi fosse Renzi, a cosa tendesse, con quali strumenti e quali obiettivi, e con quale totale assenza di cultura economica e di etica politica, lo predichiamo fin dalla prima "Leopolda", quando il nuovo guretto andava a cena di nascosto da Berlusconi, e il "ghost-writer" prescelto si chiamava Giorgio Gori, provenienza "Grande Fratello". Mi creda, non erano necessarie le capacità previsionali del "Frate Indovino" per capire dove saremmo andati a parare. Ora lo ha capito persino lei.
Non possiamo quindi che darle il benvenuto fra coloro che fin dalla seconda elementare sono in grado di calcolare che due più deve spesso deve fare quattro.
Tafanus