La manifestazione in Val di Susa si è conclusa senza incidenti, nonostante tutti gli allarmi. Nonostante (o grazie) ai 1700 poliziotti, carabinieri, militari.
Forse se anche sabato scorso a
Roma ci fosse stato un presidio così ingente, avremmo racocntato un altro sabato, e a conquistare le prime pagine sarebbero stati i precari, i senza lavoro, e non i black block.
Invece dei black block se ne parlava ieri, ma non oggi. E oggi, si continua a non parlare di questa TAV e dei manifestanti.
Meglio concentrarsi su questi neo terroristi: Er Pelliccia e adesso l'ultimo a Chieti,
arrestato mentre , si preparava ad andare in Val di Susa (così dicono), grazie alle intercettazioni (perchè telefonava ad un amico sotto infagine per altri reati): se fosse passata la legge del PDL (appoggiata dal ministro
Maroni, quello delle leggi speciali), certe intercettazioni non si potevano usare.
Sempre a proposito di sicurezza.
Meglio parlare genericamente di eversione, neo terrorismo, che affrontare i problemi.
Come
delle irregolarità del cantiere:
Una giustizia a due velocità. Rapida per i sostenitori del Tav, lenta
per i No Tav. Lo sostiene il presidente dell’associazione ‘Pro Natura
Piemonte’, Mario Cavargna, che all’assemblea popolare
dei No Tav ha illustrato una relazione di cinque pagine elencando tutte
le azioni legali intraprese da movimenti, associazioni e “legal team”
contro le irregolarità del cantiere di Chiomonte.
Ricorsi amministrativi, esposti, lettere all’autorità rimasti senza
riscontri. “La giustizia è fatta di atti umani, per questo va a doppia
velocità – spiega Cavargna -. I magistrati non sono immuni alle
sensazioni che arrivano da politici e media. Forse non immaginano che
esaminando le carte possano trovare molte irregolarità”.