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Nel seguito, sintetizzo 5 gruppi di fattori, sui quali ci sarebbe molto da lavorare perché anche le PMI possano accedere a questo vantaggio competitivo che l’ottimizzazione energetica rappresenta.
1. Mancanza di energy expertise nelle imprese più piccole
Le aziende ritengono l’efficienza energetica generalmente importante, senza distinzione per dimensioni. Tuttavia,al diminuire della taglia, èvia via meno probabile che si selezioni una persona, un team o tantomeno una struttura su cui possano attribuirsi le responsabilità degli aspetti energetici, anche senza necessariamente pretendere che questa ne sia l’unica occupazione.Viene a mancare, per l’energia, qualcosa che comunemente si chiama accountability, in altre parole l’attribuzione di una precisa competenza e responsabilità per l’ottenimento di certi risultati: per le PMI questosegna un primo passo di ritardo, in termini di accesso ad informazioni e knowhow. Nel progetto CHANGE, le 2000 PMI da cui si raccolsero dati vennero suddivise da un questionario in tre gruppi:
a) Quelle senza nessuna attribuzione precisa di responsabilità per l’energia;
b) Quelle con l’energia definita come uno dei tanti aspetti della gestione generale;
c) Quelle con uno staff (di una o più persone) a cui il compito di occuparsi degli aspetti energetici in azienda era esplicitamente assegnato.
Un risultato interessante nel confronto dai due grafici sottostanti, frutto di due diverse aggregazioni, mostra che l’attenzione specifica agli aspetti energetici era molto più condizionata dalla dimensione dell’azienda che non dall’incidenza percentuale dell’energia sui costi:
2. La riduzione dei costi è il maggiore incentivo all’efficienza energetica, ma la capacità finanziaria è il principale ostacolo per gli investimenti in efficienza energetica
Il principale motivo per cui un’azienda cerca il risparmio energetico è la riduzione dei costi, immediato o in vista di tenersi pronti a forti rincari dell’energia.Tuttavia gli strumenti di finanziamento più usati sono i più tradizionali, come le risorse proprie e i prestiti bancari: in questa particolare congiuntura economica, ciò fa sì che, data la scarsa conoscenza di altri strumenti utilizzabili, come l’energy contracting, anche le aziende intenzionalmente propense all’efficienza energetica si limitino spesso agli interventi meno onerosi, che spesso non sono i più prioritari in termini di efficacia.
Come osservazione aggiuntiva al grafico sulle fonti di finanziamento, colpisce anche la forte prevalenza dell’utilizzo principale di risorse proprie, probabilmente da ricondurre proprio alla taglia delle PMI, che congiuntamente:
a)non ritiene di intervenire sull’efficienza energetica se non quando ci siano “in casa” dei margini per farlo;
b)più difficilmente riesce a coinvolgere investitori nelle sue iniziative strutturali.
Se si pensa alle realizzazioni di grosse infrastrutture energetiche del settore privato, succede semmai l’inverso, conla ricerca di finanziatori che garantiscano fondi per una quota che una regola aurea pone ai due terzi del complessivo.
3. Gli energy audit nelle PMI sono meno frequenti
Chiunque, nella mia esperienza, se interpellato ritiene che un’indagine per inquadrare più chiaramente i propri utilizzi energetici sia utile; ciononostante, l’acquisibilità degli stessi soggetti ad una propria caratterizzazione energetica è ben inferiore, con forte riduzione rispetto al potenziale soprattutto per le piccole imprese. Il grafico sottostante, ancora da CHANGE, conferma in pieno questa percezione: il 93% del campione ritiene che un energy audit sia utile. Ciononostante, solo il 25% ne ha eseguito uno, con correlazione molto forte in funzione della dimensione. Gli energy audit dovrebbero essere resi più accessibili anche alle PMI.
4. La gestione dell’energia è raramente di tipo sistematico;altrettanto raramente sui consumi di energia si eseguono controlli
Per quanto l’81% del campione ritenga che gli interventi di efficienza energetica attuati abbiano portato benefici, solo un terzo ne ha effettivamente verificato i risultati. Eppure tra chi ha rilevato i risultati, in più del 50% dei casi il miglioramento è stato superiore al 10%. Tanto l’energy controlling quanto la gestione dell’energia sistematica sono poco diffusi, nonostante il loro contributo fondamentale nell’ottimizzazione energetica: senza di essi, l’ottimizzazione energetica è lasciata ad interventi estemporanei, non inseriti in piano né in una scala di priorità. L'utilizzo di strumenti e metodi che possano risultare userfriendly anche per le PMI deve essere ulteriormente promosso.
5. Nella negoziazione dei contratti di fornitura ci sono forti margini
Negoziare per spuntare condizioni migliori, così come condurre comunemente una selezione dei fornitori dei propri vettori energetici sono pratiche efficaci eche si stanno concretamente diffondendo anche nelle realtà di minore taglia; tuttavia c’è da fare ancora molto perché le stesse vengano affrontate con l’opportuna facilità. I motivi possono legarsi a mancanza di trasparenza, ma disinformazione e mancanza di competenza giocano un ruolo fondamentale.
Conclusione
Gli aspetti per i quali una PMI fatica maggiormente a stare sulla cresta dell’onda in termini di ottimizzazione dei costi energetici sono fortemente riconducibili alla sua taglia: essa può trovarsi con un‘incidenza molto pesante in termini di sforzo nel tenere aggiornato il proprio knowhow, le proprie procedure, il proprio interfacciamento con quanto disponibile all’esterno in termini di strumenti (finanziari, legislativi, di assistenza tecnica): è forte il ruolo che può giocare la disponibilità di agevoli strumenti di informazione in questo senso, che dovrebbero essere messi a disposizione per colmare il gap dovuto alla taglia.
Riferimento: progetto CHANGE, Chambers promoting intelligent energy for SMEs, riferimento web: http://www.eaci-projects.eu/iee/page/Page.jsp?op=project_detail&prid=1779
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