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Egitto 3.0: nuova Costituzione, vecchi problemi

Creato il 08 gennaio 2013 da Bloglobal @bloglobal_opi

di Giuseppe Dentice

Egitto 3.0: nuova Costituzione, vecchi problemi
Sebbene le polemiche non siano ancora cessate e le manifestazioni e gli incidenti delle scorse settimane siano costati la vita a 8 persone, il 26 dicembre l’Egitto democratico si è finalmente dato una nuova Costituzione. Il Paese recatosi alle urne il 15 e 22 dicembre per votare la bozza costituzionale, approvata in Assemblea Costituente dai soli membri islamici  di Giustizia e Libertà – braccio politico dei Fratelli Musulmani – e dei salafiti di al Nour, ha adottato la nuova Legge fondamentale del Paese. Secondo il Samir Abul Maati, Presidente del Supremo Comitato Elettorale egiziano, la nuova Costituzione – la terza dopo quella di Nasser del 1954 e di Sadat del 1971 (Mubarak si è limitato ad emendare più volte quest’ultima) – è stata votata favorevolmente dal 63,8%. Tuttavia, l’affluenza è stata molto bassa: circa il 32,78% di votanti, calcolati su oltre 51 milioni di aventi diritto. Un dato che, nonostante l’esito finale, sicuramente non è incoraggiante per il partito islamico.

Le opposizioni riunite sotto il cartello del Fronte di Salvezza Nazionale (Fsn) – e che riunisce al suo interno forze eterogenee come liberali, laici, cristiani e anche molti musulmani non convinti dall’atteggiamento dell’Ikhwan al governo – e le Ong della Egyptian Coalition of Electoral Observation – coalizione che raggruppa 123 organizzazioni non governative operanti e dislocate su tutto il territorio – hanno denunciato per tutta la campagna referendaria “brogli, frodi e violazioni delle leggi elettorali”, oltre che una scarsa partecipazione al voto. Sempre secondo Fsn e Ong, sarebbero stati numerosi “i tentativi di boicottare la volontà popolare attraverso ritardi nell’apertura dei seggi e arresti arbitrari della polizia”, denunciando, inoltre, l’incapacità e l’impossibilità della commissione elettorale di “assicurare una buona organizzazione e la regolarità del voto”.

Secondo i partiti di opposizione, la nuova Carta costituzionale, oltre a dare troppi poteri al Presidente, sarebbe troppo “islamista” e discriminante verso quella parte della popolazione che non è di fede musulmana (ad es., la comunità cristiano-copta rappresenta circa il 10% degli 83 milioni di abitanti egiziani). I sostenitori di Mursi, invece, giustificano i cambiamenti introdotti nella nuova Costituzione ritenendoli necessari ad accelerare il processo di democratizzazione del Paese.

La bozza della nuova Costituzione egiziana, in effetti, si ispira in molti suoi articoli ai principi della shari’a (legge coranica, hadith e fiqh) anche se quest’ultima non rappresenta una novità assoluta. Ci sono infatti alcune norme di carattere religioso che non erano presenti nella precedente Carta, ossia i noti articoli 4 e 219 che rafforzerebbero la posizione dell’articolo 2 (la shari’a come fonte principale del diritto e presente nel testo fin dal 1980): la prima norma stabilisce che in materia di shari’a gli esperti religiosi dell’Università dell’Azhar del Cairo siano i massimi rappresentanti in grado di esprimere un giudizio di conformità tra le norme civili e quelle riferibili alla legge islamica; la seconda norma chiarisce quali sono le fonti del diritto islamico, ossia i precetti del Corano e della Sunna, fornendo a suo modo un quadro normativo più definito.

Tra le novità più importanti ci sono, inoltre, il limite di due mandati presidenziali della durata di quattro anni (prima era illimitato e durava sei anni), oltre alla previsione di nuove modalità di controllo da parte della società civile sul sistema militare. Tuttavia, permangono ancora perplessità, espresse anche da Human Rights Watch, circa i limiti introdotti sulla libertà d’espressione, su quella religiosa e relativamente ai diritti delle donne.

Sebbene il varo della Costituzione rappresenti, indubbiamente, una vittoria importante per il Presidente Mohammed Mursi e per la sua coalizione islamica, le recenti dimissioni del liberale Mahmoud Mekki, Vice Presidente e Ministro della Giustizia, rappresentano sia un colpo alla credibilità del Capo dello Stato, sia all’azione del suo esecutivo. Le dimissioni di Mekki sarebbero legate alla situazione del famoso decreto presidenziale e ai poteri “quasi” illimitati di cui Mursi avrebbe potuto disporre. L’ex Ministro avrebbe chiarito la sua posizione in un comunicato ufficiale nel quale ha dichiarato che il suo “ruolo politico è incompatibile con (quello) di giudice” aggiungendo, inoltre, di “aver concluso la sua missione al servizio della patria”, dopo essersi impegnato a ricomporre la crisi istituzionale pre-referendaria attraverso un “dialogo nazionale”.

Infatti, l’uscita di scena di Mekki avrebbe fatto da preludio ad un’altra dimissione illustre, quella del governatore della Banca Centrale egiziana Faruq el Okda, che avrebbe lasciato l’incarico per divergenze con le altre autorità nazionali per un’eventuale svalutazione della lira egiziana, anche se al momento tali voci sarebbero state smentite.

Il caso Mekki, tuttavia, non è stato un caso isolato e, anzi, ha aperto un duro confronto all’interno dell’esecutivo: gli scorsi 5 e 6 gennaio il Presidente ha operato un corposo rimpasto di governo, rimuovendo ben dieci Ministri, tra cui spiccano quelli dell’Interno, Ahmed Gamal Eddin, sostituito ora dal Generale Mohamed Ibrahim, e quello dell’Economia, Mumtaaz Al-Saeed, rimpiazzato ora da Al Mursi Al-Sayez Hegazi. Gli altri dicasteri coinvolti sono quelli degli Approvvigionamenti, delle Comunicazioni, dei Rapporti con il Parlamento, dei Trasporti, dell’Elettricità, dello Sviluppo Locale, dell’Ambiente e, infine, dell’Aviazione, sui cui siederanno rispettivamente Basem Kamal, Atef Helmi, Omar Mohamed Salem, Hatem Abdel-Latif, Mohamed Ali Bishr, Wael al-Maaddawi e Khaled Mohamed Fahmi. La Fratellanza aumenta così la propria presenza all’interno dell’apparato dello Stato, guidando 8 dei 35 Ministeri con portafoglio del governo egiziano, tra cui diversi chiave.

In particolare, Gamal Eddin è stato accusato di non essere riuscito a garantire l’ordine e la sicurezza, nonché di non aver impedito gli scontri davanti al palazzo presidenziale nei giorni di proteste antecedenti al referendum. Una mossa, questa, che non giunge del tutto nuova in quanto già agli inizi di dicembre erano trapelate voci sul siluramento in questione (e di quello del capo dell’Intelligence Mohamed Shehada), e che era d’altra parte quasi destinata a verificarsi: dopo il lungo braccio di ferro estivo tra la presidenza e il Consiglio militare di Hussein Tantawi, i Fratelli Musulmani possono ora controllare le forze di polizia. Un fattore di non poca importanza.

Infine, se è vero che la partita più importante resta la difficile situazione economica, è chiaro che la presidenza necessita di una figura che ne condivida a fondo le idee e le prospettive: esperto di finanza islamica e tecnico di formazione benché i media egiziani lo descrivano vicino alla Fratellanza Musulmana, Hegazi avrà ora il compito di riprendere i negoziati con il Fondo Monetario Internazionale per il prestito di 4,8 miliardi di dollari che, secondo Mursi, Al-Saeed avrebbe fatto arenare. Di fatto sarà difficile per i Fratelli Musulmani, con una debole maggioranza e in costante calo di consensi nel corso dell’ultimo anno, riuscire a mediare tra le richieste dell’organizzazione di Washington (e risultare pertanto appetibile per gli investitori esteri) e le istanze che provengono dalla popolazione, che – anche dal punto di vista delle linee guida economiche – sta perdendo fiducia nella spinta riformatrice di Mursi. La decisione sul prestito dovrà peraltro essere presa nel corso di questo inverno, proprio mentre si andrà incontro al nuovo appuntamento elettorale per il rinnovo del parlamento.

Nonostante la nuova Costituzione, insomma, il ristagno economico e la paralisi politica fanno del “nuovo” Egitto un laboratorio dove l’esercizio alla transizione è più lungo di quanto gli stessi Egiziani credevano e la stabilità resta quanto mai lontana.

* Giuseppe Dentice è Dottore in Scienze Internazionali (Università di Siena)

Il testo ufficiale (versione in inglese) della nuova Costituzione. fonte Al-Masry Al Youm (o Egypt Independent).


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