un appuntalapis (per i non toscani un temperamatite), un gommino per capelli di quando avevo 15 anni, candeline di compleanno spente, pesciolini di plastica contenenti salsa di soia del sushi take away di dresda, un calzante microscopico di quelli che regalano negli alberghi e che può sempre servire e invece non serve mai, due set da cucito della stessa categoria di appartenenza del calzante sopracitato, puntine da disegno (per i toscani: cimici), mozziconi di incensi, candele colorate quasi finite, macchinine dell’ovino kinder, tucani dell’ovino kinder, un pinguino dell’ovino kinder.
un righello delle superiori, un paio di orecchini dimenticati, svariati sassi, un paio di fossili, tre cristalli di quarzo, una galla di quercia, tre nocciole, due castagne matte, un cavetto USB, due scatole di fiammiferi comprate in francia per ricordo di non so più cosa, una palla di vetro con dentro lucy van pelt, dei nastri di raso, un tagliaunghie, un pettine di plastica a denti fitti, una spazzola a denti larghi, un prendispaghetti dai denti rotti.
un vecchio numero della settimana enigmistica, una bacchetta per cibo cinese spaiata, un bullone, una brugola ikea, dei laccetti per chiudere i sacchetti dei congelati, pile gialle, piattini di vetro portacandele, una tartarughina di plastica, tre lapis senza punta (per i non toscani: tre matite), un pastello a cera, otto fermacarte, ricambi per spillatrici, un poster dell’ente parco arcipelago toscano.
della gomma nessuna traccia.