ROMA – L’Italia ha deciso. “Il centrosinistra ha vinto alla Camera e per numero di voti anche al Senato. E’ evidente a tutti che si apre una situazione delicatissima per il Paese. Gestiremo le responsabilità che queste elezioni ci hanno dato nell’interesse dell’Italia”. A metterlo nero su bianco è Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, non appena si è avuta la certezza della vittoria a Montecitorio.
Quale la via d’uscita? L’ipotesi di cui si discute al Nazareno è quella di un governo di unità nazionale. Non ci sono molte altre alternative. L’idea di un’alleanza con Beppe Grillo è difficilmente percorribile. Non solo perché appare difficile che il Movimento 5 Stelle possa dare l’ok ad una mediazione, concetto piuttosto complicato da far comprendere al M5S, ma perché non si vedono margini possibili di intesa con i grillini.
Tolta di mezzo la possibilità di ritorno alle urne, ventilata a caldo da Enrico Letta e Stefano Fassina, ora si cerca una soluzione di responsabilità. E il governo di unità nazionale, a tempo, potrebbe essere l’unica strada. Bersani cercherà di avere un mandato esplorativo da Giorgio Napolitano per verificare se è possibile trovare una maggioranza.
E per senso di “responsabilità” si valuterà la strada migliore per il Paese, come ha detto in serata il vicesegretario Letta: “Il Senato è senza maggioranza, una situazione al limite, che il Paese non ha mai vissuto fino a oggi. Rispetto a questa situazione la parola responsabilità che abbiamo sempre usato la useremo anche questa volta”.
Detto questo, allo sbandamento per un risultato totalmente inaspettato, si aggiunge una tensione crescente dentro il Pd. Prima c’è da trovare una via d’uscita di fronte a un’Italia, al momento, ingovernabile. Ma la ‘riflessione’ all’interno del Partito democratico sarà solo rinviata.
Per Nichi Vendola i dati elettorali impongono al centrosinistra di fare una proposta di governo, aprendo il confronto con Beppe Grillo su un numero circoscritto di temi prioritari. E’ la posizione che il presidente di Sel illustra alla stampa al termine di una lunga giornata vissuta analizzando dati e percentuali di Camera e Senato. Vendola esprime un verdetto: no al governissimo, sarebbe una sciagura. “Tocca al centrosinistra l’onere di costruire una maggioranza anche al Senato – spiega – la responsabilità di avanzare una proposta al Parlamento e al Paese. Tocca al centrosinistra – insiste – dare una risposta alla gigantesca domanda di cambiamento che sale dal Paese”.
“Se toccherà a noi nei primi 100 giorni dovremo essere in grado di dare tangibilmente il segno di questa svolta”. Conflitto di interessi, legge sulla corruzione, lotta alla povertà e alla disoccupazione sono, per grandi linee, gli argomenti da gettare subito sul tappeto. “La risposta che più falsifica e umilia la richiesta di cambiamento, sarebbe il governissimo, sarebbe la più velenosa delle sciagure. L’idea di omogeneizzazione della politica, di annullare le differenze tra destra e sinistra, cancellare la contesa tra progressisti e conservatori, sarebbe avvilente e molto pericolosa sul piano democratico”.
Quanto a Monti, lui e ”la sua pattuglia sono irrilevanti, ha generato solo confusione e ha contribuito all’obiettivo di rendere ingovernabile l’Italia. Gli italiani non gli sono grati e giustamente lo hanno ridimensionato. Monti – insiste Vendola – non è l’alleato indispensabile, è stato pompato sovramisura, gli hanno costruito intorno una bolla mediatica e nessuno si è accorto dell’onda populista che veniva su nuovamente dal Paese. L’alleanza con Monti – conclude Vendola – crea morti e feriti nel centrosinistra e non risolve nessuno dei problemi che la società italiana deve affrontare”.
All’attacco del Pd va intanto Antonio Ingroia che in giornata, a una domanda sulla possibilità che Bersani rassegni le dimissioni dalla segreteria del partito, aveva risposto: “Ritengo che, come si fa nei paesi civili, i capi delle coalizioni che perdono dovrebbero dimettersi”. E Bersani, secondo Ingroia, “dovrebbe prendere atto del risultato”.
Ingroia conferma ciò che ha ”sempre detto, Rivoluzione Civile non finisce qui, con queste elezioni: continueremo fuori dal Parlamento a preparare le prossime elezioni, a cui Rivoluzione Civile parteciperà”. “Bersani – sottolinea – ha avuto la possibilità di un confronto, ma non c’è stata nessuna risposta. Se avesse aperto alle nostre proposte avrebbe vinto lo schieramento di centrosinistra”. Ingroia dice poi all’Adnkronos che non tornerà in Guatemala, ”resto qui”. “Sono il presidente di Rc – aggiunge – e come già detto i prossimi giorni sono dedicati alla lista. Continuiamo la battaglia”.
Fonte: Adnkronos