Proprio ieri sulla mia bacheca FB parlavo con Giuseppe Genna del ruolo dell’intellettuale oggi e, soprattutto, di come la crisi economica si possa affrontare solo affrontando la crisi culturale in cui viviamo.
L’Isola dei Famosi miete ogni giorno più vittime dello spread, “Chi vuol essere milionario” regala a tutti l’illusione, da casa, che “dai magari ce la facciamo”.
Regalare sogni passivi, in un’Italia ridotta a (tele)spettatore, non è difficile.
Ogni non esiste più niente di vero, perché tutto…è… Verissimo.
E nel dialogo con Giuseppe Genna è intervenuta anche Dora Invernizzi scrivendomi “Le tue frasi piacerebbero a mio padre”.
Così ho scoperto che il padre di Dora Invernizzi è Emilio Ceretti, quello che considero uno dei massimi intellettuali del ‘900 (insieme a Giancarlo Vigorelli, Pier Paolo Pasolini e Luciano Bianciardi).
![Emilio Ceretti: chi era costui? Emilio Ceretti: chi era costui?](http://m2.paperblog.com/i/90/903462/emilio-ceretti-chi-era-costui-L-NWIjdw.jpeg)
Perché Emilio Ceretti è la figura più eclettica di intellettuale che il panorama italiano possa ricordare: non solo è stato uno dei critici, letterari e cinematografici, più ferocemente ironici, ma è stato anche uno dei pochi, forse l’unico con Adriano Olivetti, che sia mai riuscito a coniugare il mestiere di scrivere (quello di Pavese) con il mestiere del fare.
La dimostrazione che gli intellettuali non devono per forza vivere in una mansarda sepolti dai libri e dai debiti.
Questo non vuole essere un panegirico di Ceretti né un ricordo per la figlia, ma uno scritto per dare coraggio ai miei tanti amici, grandi scrittori e editori di spessore, critici letterari ai limiti della fame e della speranza, malpagati da un sistema che considera ormai la Cultura tra l’Economia e lo Sport (il posizionamento della “Terza pagina” sui quotidiani). Di Emilio Ceretti ne scrissi anni fa in una pagina su “la Repubblica” o “Il Giornale” (la mia memoria è migliore di quella dei miei arrovellati Mac).
Emilio Ceretti, ha iniziato la carriera di giornalista negli anni trenta, come critico cinematografico per “L’Amborosiano” e “Il Tempo”.
Nell’estate del 1936 decide di importare un gioco: il Monopoly (inventato in Francia e non negli Stati Uniti, come si pensa). Lo traduce in Italiano ispirandosi alla toponomastica di Milano (basta citare “Viale dei Giardini”, dove lui stesso abitava e il vicino “Parco della Vittoria”, oggi giardini “Indro Montanelli”), inventandosi anche “Vicolo corto” e “Vicolo stretto”!
![Emilio Ceretti: chi era costui? Emilio Ceretti: chi era costui?](http://m2.paperblog.com/i/90/903462/emilio-ceretti-chi-era-costui-L-IPBgeQ.jpeg)
Quindi modifica il titolo sostituendo la “I” finale al posto della “Y” per evitare la censura del regime fascista. Inizia la sua ascesa di imprenditore, ma nel contempo traduce importanti scrittori come Aldous Huxley (il mio scrittore preferito), Sinclair Lewis (il suo “Babbitt” è un capolavoro” e iper primo i “Racconti” capolavori di Katherine Mansfield (tutti nei “Classici” della Medusa Mondadori. Nel luglio 1940 diventa direttore di Panorama che verrà chiuso poco dopo a seguito di un articolo di Indro Montanelli considerato “disfattista”.
Segretamente fonda la società anonima “Edizioni Riunite”, continuando la pubblicazione di articoli e libri inglesi e americani, invisi al regime.
Durante il conflitto mondiale è corrispondente di guerra per il Popolo d’Italia.
In Finlandia e in Grecia è con Indro Montanelli, suo amico di sempre. Tra gli intellettuali amici di Ceretti ricordiamo Indro Montanelli, Leo Longanesi, Gaetano Afeltra.
Viene insignito da civile con la medaglia d’argento al valor militare per aver convinto gli abitanti dell’isola di Corfù ad arrendersi senza spargimenti di sangue, inventandosi l’arrivo imminente di truppe Italiane in massa. Grazie al suo brevetto di pilota porta a termine altre missioni spericolate nei cieli d’Africa.
![Emilio Ceretti: chi era costui? Emilio Ceretti: chi era costui?](http://m2.paperblog.com/i/90/903462/emilio-ceretti-chi-era-costui-L-hbsMZZ.jpeg)
Terminata la guerra, la sua casa editrice pubblica, tra gli altri, “Il buonuomo Mussolini” di Indro Montanelli e “La verità sul Generale De Gaulle e difesa del Maresciallo Petain” di Alfred Fabre-Luce. Malgrado il suo lavoro di intellettuale lancia per primo in Italia nel 1959 la Barbie e a metà anni ’60 i giochi della MB (suo il noto titolo “L’allegro chirurgo“), lo Scarabeo, e negli anni ’70 acquisisce in esclusiva i diritti di Risiko, il popolare gioco di strategia. Collabora fino a metà degli anni ’80 con Mike Buongiorno alla realizzazione delle versioni in scatola di molti programmi TV di successo.
Il 28 marzo 1988, ottantenne, muore a Milano.
Ceretti è stato anche un illuminato e sarcastico critico cinematografico: lavora per la rivista “Cinema” fondata da Ulrico Hoepli.
Ceretti è stato molto simile a me (a parte le fortune industriali..).
Un articolo memorabile ad esempio sull’attrice Alida Valli apparso nel 1934 proprio su “Il Cinema”
“Di Alida Valli non è rimasta che la faccia: la faccia è quello che è, sempre un piacere osservarla, ma per il resto è un deserto”
Per “L’ambrosiano” venne inviato a Venezia. E nel 1939 quando ancora un’intera nazione come l?Italia non comprendeva gli anni bui che avrebbe dovuto affrontare il genio di Ceretti scrive:
“Quando quella sera si spensero le luci del Lido di Venezia capii che presto le luci si sarebbero spente in tutta Europa”.
E a proposito del Risiko Ceretti scrive:
“Non considero Risiko un gioco di guerra. Anche perché, giocando a Risiko, non mi è mai capitato di incitare “nemici”. Tutt’altro! Risiko è un gioco che affratella, che accomuna i caratteri in una stessa passione, che risveglia gli istinti migliori, che sono quelli di affermare e far trionfare le proprie iniziative. Insomma, Risiko è un gioco di simulazione in cui la guerra diventa qualcosa di diverso da ciò che rappresenta in realtà, qualcosa che, invece di distruggere, costruisce”
Credo che mai come oggi la figura di Emilio Ceretti debba essere ricordata, insieme a quella di Giancarlo Vigorelli (su cui ho scritto il libro di successo “Così tante vite. Il ‘900 di Vigorelli” , con prefazione di Claudio Magris) .
Credo che Emilio Ceretti, riletto oggi, possa non solo dare coraggio ad una generazione di critici e scrittori che per lo più hanno perso il senso dell’ironia del gioco (anche del mettersi in gioco), ma che la sua vita debba essere un esempio per tutti quegli intellettuali che pontificano dalle loro mansarde.
Dovere di un intellettuale oggi è anche quello di sporcarsi le mani con l’inchiostro, di riprendere tra le mani l’intera filiera editoriale. Lo so, i tempi sono cambiati, ma cari amici, se non affrontiamo noi la crisi della letteratura e della cultura chi lo farà per noi?
Gian Paolo Serino
Autore: Gian Paolo Serino, critico letterario, ha ideato e fondato Satisfiction. Collabora con la Repubblica, Il Riformista, Il Giornale, Il Venerdì di Repubblica, D-la Repubblica, Rolling Stone, GQ, Vogue, Wuz.it e Radio Capital.
![Emilio Ceretti: chi era costui? Emilio Ceretti: chi era costui?](http://m2.paperblog.com/i/90/903462/emilio-ceretti-chi-era-costui-L-jrAWYH.jpeg)
Abbiamo ritenuto opportuno riportare la nota critica di Gian Paolo Serino estrapolandola dal suo profilo Facebook ad indice che la figura di Emilio Ceretti è una figura di intellettuale eclettica, dinamica, viva, proprio quel modello di “azione” che oggi più che mai è indispensabile in tempi di crisi.
Ringraziamo Gian Paolo Serino per l’autorizzazione alla pubblicazione.