Enel: in Cile megadighe e donazioni alla politica. In Italia e Colombia carbone

Creato il 26 marzo 2015 da Allocco @allocco_info

ENEL sta cercando di imporre la realizzazione di nuove opere nel territorio Mapuche di Neltume, in Cile. Tra le comunità locali c’è grande insoddisfazione per le azioni della società, ma anche seri dubbi sul comportamento dei funzionari statali. Le preoccupazioni riguardano il “comportamento servile” dei governi regionali nei confronti di Enel in materia di valutazione ambientale e sulle questioni indigene. Timori più che giustificati dopo che Francesco Starace, AD di Enel, ha ammesso donazioni milionarie ai politici cileni. Altrove Enel continua a imporre il carbone: a quale costo e con quali dinamiche?

Le donazioni ai politici cileni

L’amministratore delegato della multinazionale italiana ENEL, che in Cile controlla le aziende Enersis ed Endesa, ha ammesso di aver donato $ 3,5 milioni ai politici impegnati nelle campagne elettorali del 2013.
Nel paese sudamericano l’annuncio è giunto in un momento di profondo malessere della cittadinanza di fronte alla collusione tra alcuni parlamentari e le grandi aziende che li hanno finanziati. Vi sono oggi due grandi banchieri in carcere per aver finanziato politici soprattutto di estrema destra, e vi sono diverse altre aziende sotto inchiesta (come Soquimich e Corpesca) per aver finanziato alcuni dei parlamentari che hanno approvato la legge Longueira, che ha portato alla privatizzazione della pesca nel territorio cileno.

Secondo il quotidiano  “La Tercera”  Starace ha ammesso la regalìa milionaria, ma ha avvertito che avrebbe riesaminato il sistema delle donazioni ai politici vigente in Cile.
“Non vogliamo giudicare ciò che è stato fatto in passato – ha dichiarato Starace – crediamo che in Europa questa pratica non sia capita del tutto, appartiene più al sistema americano. In Europa non abbiamo molta familiarità con questo sistema che non cambierà dalla sera alla mattina, anzi richiede un esame più ravvicinato, staremo a vedere l’esito e la distribuzione di queste campagne politiche”.

La centrale idroelettrica di Neltume e la nuova prospezione

Le comunità Mapuche e le organizzazioni ambientaliste della comunità di Panguipulli hanno presentato Mercoledì 18 marzo una denuncia presso la Soprintendenza dell’ambiente contro Endesa-Enel per il progetto di prospezione della galleria della centrale idroelettrica del Neltume.

La prospezione della galleria è uno scavo di 3 m di larghezza per 4,5 di altezza massima e quasi 900 metri di lunghezza. Lo scopo è quello di studiare la roccia della zona per cercare di rialzare, in un futuro, la centrale sotterranea di idroelettrica del Neltume. L’opera comprende anche una zona da adibire a polveriera per esplosivi, un accampamento e una discarica del materiale estratto. In totale, tutti gli edifici coprirebbero quasi 9000 metri quadrati.

Questo intervento impatterà le comunità Mapuche della zona, principalmente quelle di Inalafken, Valeriano Callicul e John Quintuman. L’inizio dello scavo si trova sulla strada T29 del Lago Neltume, a pochi metri dalla Pampa del Nguillatún del Lago Neltume, e rischia di distruggere il cimitero indigeno del territorio.

Enel: il codice etico e la responsabilità sociale d’impresa in Italia e nel mondo

Poiché Enel appartiene per circa il 30% allo Stato italiano, il comportamento della multinazionale dovrebbe riguardare anche il Governo e i cittadini italiani. Sebbene Starace abbia in qualche modo promesso, pur senza prenderne le distanze, di verificare quanto avvenuto in passato in Cile, casi precedenti non rassicurano circa l’esito delle verifiche e un eventuale cambio di passo della multinazionale italiana.

Ricordiamo il caso del carbone della Colombia su cui era intervenuto anche il Coordinamento italiano dei Comitati No al Carbone (CNNC) dopo la pubblicazione dello studio commissionato da Greenpeace aSOMO. Nello studio si  certificava la relazione commerciale tra Enel e le aziende Drummond e Glencore (Prodeco) a diverso titolo coinvolte in casi di violazione di diritti umani nella gestione delle miniere della Colombia, con procedimenti penali in corso.

“… qualora fossero riscontrate le accuse che vengono mosse dallo studio SOMO alla Drummond e alla Glencore (Prodeco), o più in generale una rilevante violazione etica – aveva replicato Enel – Enel non avrebbe alcuna esitazione ad agire nei confronti delle controparti e ad attuare tutte le determinazioni necessarie.”

La Presidente di Enel Grieco (allora appena eletta) aveva anche sottolineato l’importanza del suo ruolo “di garanzia verso il mercato e tutti gli “stakeholder”, i portatori di interesse” indicando come strategia per la prevenzione dei conflitti “una governance efficace e la trasparenza, un collante universale”.

In quell’occasione anche il CNNC aveva scritto alla Presidente di Enel chiedendo
1) la tempestiva pubblicazione dell’elenco dei fornitori di carbone delle centrali Enel
2) l’apertura di un dialogo aperto e costruttivo da parte del management delle centrali italiane con le comunità locali
3) la solerte implementazione delle Migliori Tecnologie Disponibili per ridurre l’inquinamento causato dalle centrali a carbone.

Tutte questioni rimaste aperte. Nonostante le rassicurazioni di allora di Grieco e quelle di Starace di oggi, il territorio e le popolazioni indigene dell’America Latina continuano a essere depredati e in Italia  le Migliori Tecnologie Disponibili restano una chimera. Il carbone, al contrario, continua a essere una realtà.

L’impegno di Enel per il contenimento della temperatura globale 

Non conforta, anzi preoccupa, leggere “positivamente la convergenza di vedute tra Enel e Greenpeace sulla necessità di imboccare la strada di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili” – come fa Gianni Girotto,Cittadino Portavoce del M5S. Certo in buona fede ma senza entrare nel merito delle fonti di energia rinnovabile e della loro collocazione.

A proposito della necessità di  contenere la temperatura globale sotto i 2°C, Girotto scrive:
“Sfida che Enel – stando a quanto si apprende – dice di voler vincere, anche in vista della conferenza mondiale sul clima di Parigi 2015. Il colosso dell’Energia, scrive Greenpeace dopo l’incontro, ritiene fattibile il conseguimento della propria “carbon neutrality” anche prima del 2050, “aumentando in particolare i suoi già significativi investimenti nello sviluppo delle rinnovabili e nella promozione dell’efficienza energetica”.

Mi unisco all’auspicio di Girotto affinchè  “le distanze di visione ancora esistenti sull’abbandono totale del carbone dalle politiche industriali di Enel – una delle sette maggiori aziende mondiali – possano essere colmate al più presto, vincendo ogni resistenza verso i tradizionali sistemi di produzione di energia”. 

Ma credo sia il tempo di affrontare il problema della produzione di energia in modo più sistemico e meno provinciale: se Enel promette di aumentare la propria produzione di energie rinnovabili come sta facendo nel territorio Mapuche e in altri siti dell’America Latina, noi non possiamo rallegrarci e limitarci a chiedere l’abolizione del carbone in Italia e in Europa.

Enel deve puntare sulle energie rinnovabili e abolire l’uso del carbone in Italia, in Europa e nel Mondo nel rispetto dei diritti degli ecosistemi e delle popolazioni locali. L’energia rinnovabile non è “senza se e senza ma”. Solo i diritti umani e il rispetto degli ecosistemi sono   “senza se e senza ma”.

di Daniela Patrucco su SpeziaPolis

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