14 FEBBRAIO – Alla fine Enrico Letta ha ceduto, lo spirito zen che lo ha contraddistinto in queste ultime settimane lo porta oggi dal Presidente Napolitano per rassegnare le dimissioni, dopo appena 300 giorni di governo.
Che il governo delle larghe intese fosse in bilico era notizia scontata, sebbene il nuovo segretario del PD Matteo Renzi avesse rassicurato Letta di non volere il suo posto e di essere anzi intenzionato a sostenerlo, in attesa di vedere riforme e risultati concreti. Il confronto che i due avevano avuto nei giorni scorsi, quando il sindaco di Firenze era giunto a Palazzo Chigi a bordo di una smart blu, non era stato sufficiente ad appianare le divergenze. Altrettanto insoddisfacente anche la presentazione, da parte dell’ormai ex Premier, del progetto Impegno Italia, nel quale si analizzano i problemi del Paese offrendo alcune possibili risposte.
Si apre quindi l’ennesimo periodo di crisi politica per l’Italia, crisi che andrebbe necessariamente parlamentarizzata ma che vedrà, senza ombra di dubbio, un forte intervento da parte di Giorgio Napolitano. Con ogni probabilità il Capo dello Stato darà mandato a Renzi di formare un nuovo governo senza ricorrere alle urne, in quanto manca a tutt’oggi una legge elettorale valida. L’apertura della crisi, nel periodo attuale, rischia di acuire ulteriormente una situazione già drammatica. Dal Portogallo, Napolitano aveva avvertito che «La fiducia faticosamente riguadagnata non deve essere indebolita dal riaccendersi di timori sulla risolutezza dell’Italia, e di tutti i Paesi Euro, a proseguire sulla strada delle riforme e della responsabilità». Ne esce stravolta anche l’immagine del PD. Il partito risulta diviso tra chi avrebbe voluto vedere la continuazione del governo Letta e chi, invece, ha sempre sostenuto Renzi nella sua scalata a Palazzo Chigi. Anche Scelta Civica lo ha appoggiato. Il capogruppo alla Camera Andrea Romano aveva comunicato alla stampa che «Letta è un uomo di grande esperienza e sensibilità istituzionale. Sono sicuro che lui per primo comprenda l’esigenza di voltare pagina davvero, arrivando rapidamente ad un governo che sia guidato da un’altra personalità». Il diretto interessato, dal canto suo, aveva fatto sapere che si sarebbe sempre comportato come un uomo delle Istituzioni. «Continuo a considerare la mia esperienza come legata al servizio al Paese e non a prospettive personali che non c’entrano niente. La mia vicenda qui nasce a partire da una situazione drammatica al termine della quale solo il sacrificio del Presidente Napolitano, che ringrazio per aver accettato una nuova investitura, ha portato a uno sblocco della situazione e alla nascita di un governo di servizio al Paese». Oggi, invece, dopo l’ultimo Consiglio dei Ministri riunitosi questa mattina, Enrico Letta si è recato dal Presidente della Repubblica ed ha rassegnato le sue dimissioni. Il ringraziamento a tutti coloro che lo hanno sostenuto in questi mesi è stato affidato a poche righe pubblicate su Twitter, mentre già da questo pomeriggio Giorgio Napolitano darà il via alle consultazioni per la formazione del nuovo Esecutivo. Consultazioni alle quali, è notizia delle ultime ore, il Movimento 5 Stelle non intende partecipare. Beppe Grillo ha infatti scritto sul suo blog: «Napolitano sceglierà Renzi che non è un parlamentare, che non si è mai candidato nel ruolo di Presidente del Consiglio alle elezioni. Lo farà, come ha fatto per Monti e per Letta, ignorando il Parlamento, la Costituzione e la volontà degli Italiani». Posizione condivisa anche dall’ex segretario della Lega Roberto Maroni che, al posto del nuovo segretario Matteo Salvini, a sua volta non prenderebbe parte alle consultazioni. Nel frattempo; non si è ancora placato il polverone per le dichiarazioni di Mario Monti al giornalista Alan Friedman. L’onorevole ammetteva di essere stato contattato dallo stesso Napolitano molti mesi prima dell’apertura della crisi dell’ultimo governo Berlusconi per “rendersi disponibile”, qualora il Paese ne avesse avuto bisogno. Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, aveva gridato al colpo di stato e, in merito alla vicenda Letta-Renzi, proprio in questi giorni aveva precisato: «Se domani la direzione del PD togliesse la fiducia a Letta e proponesse Renzi succederebbe il finimondo. Ci sarebbe un ribaltone, un ennesimo ribaltone di palazzo prodotto dal PD che sta scaricando sulle Istituzioni le proprie tensioni interne (…) L’Italia in questo momento ha bisogno di chiarezza e l’unica chiarezza la può dare o un programma di governo di rilancio di Letta o nuove elezioni». In queste ore confuse, invece, l’unica certezza viene dall’atteggiamento deciso di Renzi. A più riprese il sindaco di Firenze afferma la necessità di far uscire l’Italia dalla palude. Questa mattina, festeggiando a Palazzo Vecchio le nozze d’oro di molte coppie fiorentine nel giorno di San Valentino, ha affermato che sta vivendo uno dei più bei momenti della sua vita, soprattutto di questi ultimi cinque anni. Resta da vedere quale sarà la sua esperienza a Palazzo Chigi che invece, negli ultimi anni, ha attraversato momenti di vera e propria agonia.
Silvia Dal Maso
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